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Anticorpi monoclonali Covid, Silvestri contro dg Aifa

Il virologo: "La sua posizione è insostenibile, chiedersi se la sua presenza rappresenti ancora la cosa giusta"

Foto Fotogramma
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01 febbraio 2021 | 12.47
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Sugli anticorpi monoclonali contro il Covid "la posizione del Dg di Aifa, Nicola Magrini, che non approvò la sperimentazione sostenuta da me e molti altri colleghi (tra cui il direttore del Dipartimento di malattie infettive dello Spallanzani, Andrea Antinori; i membri del Cts Ranieri Guerra e Gianni Rezza, il viceministro Pier Paolo Sileri e Roberto Burioni) diventa a mio avviso del tutto insostenibile, e credo che ci si debba chiedere, seppure a malincuore ma con la necessaria schiettezza, se la sua presenza a capo di Aifa rappresenti ancora la cosa giusta per l'Italia e per i malati di Covid-19". A chiederlo è Guido Silvestri, virologo alla Emory University di Atlanta, in un post su Facebook tornando sulla questione del mancato uso degli anticorpi monoclonali all'interno di una sperimentazione in Italia già diversi mesi fa. "Serviva più coraggio", chiosa.

In particolare, sottolinea Silvestri, "Magrini ha il preciso dovere di spiegare agli italiani se sapeva o meno che un'approvazione rapida della sperimentazione era possibile fin da ottobre 2020 senza violare alcuna legge o regola, quindi facendo esattamente quello che fece Pani nel 2015 per Ebola. Perché qui ci sono solo due possibilità. La prima è che non lo sapesse, e questo, dopo le precisazioni dell'ex Dg Aifa Pani, del consulente del ministro della Salute Ricciardi e dell'ex ministro della Salute Lorenzin, indicherebbe molto chiaramente - afferma - che la sua competenza nel settore non è sufficiente a fargli ricoprire questa posizione di tale importanza e responsabilità in modo adeguato. Se invece lo sapeva, deve spiegare perché ha usato con insistenza la 'scusa' di Ema, sia durante la riunione del 29 ottobre che nel comunicato stampa Aifa del 22 dicembre".

Perché tutto questo, attacca Silvestri, "si è tradotto in un ritardo inspiegabile ed inaccettabile, dal punto di vista sia scientifico che regolatorio, nell'approvare uno studio che avrebbe potuto, al contempo, salvare delle vite umane e generare importanti informazioni scientifiche".

Non solo. "Approfitto per ricordare per l'ennesima volta - scrive ancora Silvestri - che le 10.000 dosi di LyCov555 da usare in questa sperimentazione sarebbero state provvedute dalla compagnia Eli Lilly a costo zero - evidenzia - come avviene regolarmente nei trial clinici pragmatici, su promessa del Cso di Lilly, Dan Skovronsky, reiterata dal VP Ajay Nirula. Ed infatti, a confermare questa ovvia ed implicita assunzione, mai una volta, durante la fase di discussione della sperimentazione, tra il 7 ed il 29 ottobre, si parlò di soldi per comprare gli anticorpi da parte dello Stato e/o di contratto di vendita, o cose di questo genere".

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