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Petrolio: Carloni (Marche), referendum suicidio politico, costerà 400 mln euro/Focus

25 marzo 2016 | 14.24
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La questione energetica del Paese “non può essere elemento di discussione interna in un partito”, così Mirco Carloni, capogruppo di Area Popolare presso la Regione Marche, contrario al referendum del 17 aprile che definisce “un suicidio nazionale per motivi sociali, economici, occupazionali e anche ambientali”. Un referendum, continua, “inutile, dannoso e costoso, una vera presa in giro agli italiani che comporterà uno spreco di risorse pubbliche per oltre 400 milioni di euro. C’è tutta una filiera industriale legata all’energia che, in caso di chiusura delle concessioni, dovrebbe affrontare ricadute pesanti, bisogna guardare agli interessi del Paese”.

Sul fronte dello spreco di risorse pubbliche “è inaudito sprecare oltre 400 milioni di euro per organizzare a livello nazionale una consultazione inutile e dannosa come questa. Per la sola Regione Marche verranno spesi dallo Stato circa 4.200.000 euro” e aggiunge che la consultazione “alimenterà ulteriori sprechi di fondi pubblici aggiuntivi a livello locale, come i 40.000 euro stanziati dalla maggioranza in consiglio regionale delle Marche per svolgere ‘attività di comunicazione’ sulla consultazione”.

Sul fronte energetico, “dobbiamo sviluppare le energie rinnovabili, ma finché non crescono in termini di rendimento, efficienza e sostenibilità economica, non possiamo abbandonare altre forme energetiche sicure, come l’estrazione del gas. Occorre sviluppare politiche nazionali che mirino alla maggiore autosufficienza energetica possibile, anche per non dipendere da altri Paese, visto che oggi l’Italia importa circa il 90% del petrolio e dei prodotti petroliferi necessari a soddisfare il suo fabbisogno e circa il 90% del gas”.

“Nel 2015 le attività upstream hanno garantito produzioni nazionali per 5,5 Mtep di petrolio e 5,6 Mtep di gas all’anno, circa il 10% del fabbisogno nazionale di olio e gas ed hanno comportato un risparmio sulla bolletta energetica di circa 3,5 miliardi di euro/anno generando investimenti per circa 1,2 miliardi di euro/anno”.

Altra questione sollevata dal referendum è quella occupazionale: “l’industria estrattiva energetica crea sviluppo, reddito e occupazione, diretta e indiretta che il sì al referendum rischia di mettere in discussione. L’industria estrattiva energetica dà lavoro diretto e indiretto, nella sola attività estrattiva, a oltre 10.000 occupati, oltre a circa 19.000 addetti nell’indotto esterno al settore (Fonte Assomineraria) e versa nelle casse dello Stato oltre 800 milioni di tasse e 400 milioni di royalties”.

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