Il Comitato per la valutazione dei rischi (Rac) dell'Echa, Agenzia Europea per le sostanze chimiche, ha concluso che "le prove scientifiche disponibili non soddisfano i criteri per classificare il glifosato come un agente cancerogeno, mutageno o come tossico per la riproduzione". E' quanto rende noto l'Echa, Europea Chemical Agency, in una nota.
Considerati i numerosi dati scientifici, il Comitato ha concluso che le prove disponibili al momento confermano l'attuale classificazione armonizzata di glifosato come "sostanza che causa gravi lesioni oculari ed è tossica per gli organismi acquatici con effetti di lunga durata". Rac ha concluso che "le prove scientifiche disponibili non soddisfacevano i criteri del regolamento Clp per classificare il glifosato per tossicità d'organo specifica, o come cancerogeno, mutageno o per tossicità riproduttiva", si legge nella nota.
Il parere - spiega l'Agenzia - sarà tenuto in considerazione quando la Commissione e gli Stati membri dovranno considerare la possibilità di rinnovare, quest'anno, l'approvazione per l'utilizzo di glifosato come sostanza attiva nei pesticidi.
Per Richard Garnett, presidente della European Glyphosate Task Force (Gtf), "sulla base della solida valutazione scientifica del Rac, non ci sono ostacoli al rinnovo del glifosate in Europa da parte degli Stati Membri".
"I test e le valutazioni sugli agrofarmaci vengono condotti da istituzioni scientifiche deputate a questo specifico compito dalle autorità nazionali ed europee, a garanzia della salute dei cittadini e dell'ambiente, e secondo metodologie e criteri scientificamente validati e definiti per legge - sottolinea Agrofarma, Associazione nazionale imprese agrofarmaci che fa parte di Federchimica - Se da tale valutazione emerge un risultato positivo, come nel caso del glifosate, il prodotto è da ritenersi in maniera definitiva sicuro per gli utilizzi secondo le indicazioni di impiego riportate nelle etichette autorizzate".
"L'Echa ha fatto un gran lavoro per spazzare sotto il tappeto le prove che il glifosato potrebbe causare il cancro - avverte Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura sostenibile di Greenpeace Italia - Ora spetta quindi all'Italia rimuovere subito il glifosato dai nostri campi, a cominciare dai disciplinari agronomici di produzione integrata, dato che persone e ambiente non possono diventare topi da laboratorio dell'industria chimica".
"Francamente avremmo preferito che gli esperti prendessero più tempo per valutare ogni aspetto della questione, anche alla luce dei numerosi pareri scientifici contrastanti. Il sospetto, infatti, è che il Comitato per la valutazione dei rischi si sia espresso ora per affrettare il rinnovo dell'autorizzazione all'uso del glifosato", avverte Gaetano Pascale, presidente di Slow Food Italia.