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Turismo italiano solo quinto tra le mete mondiali, scende l'attivo rispetto a Pil

Turismo italiano solo quinto tra le mete mondiali, scende l'attivo rispetto a Pil
31 marzo 2014 | 12.15
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Il turismo italiano continua a segnare il passo per scarsa competitività rispetto alle proprie potenzialità e anche nel confronto di altri paesi. L'Italia infatti è al quinto posto dopo la Francia, gli Usa, la Cina e la Spagna quale meta turistica mondiale ed è valutata soltanto al 79esimo posto per la misura con cui il governo ritiene prioritaria l'industria turistica, mentre la Spagna è decima in questa classifica e la Francia 35esima. La nostra capacità di accoglienza vale tra i 45 e i 50 milioni di turisti all'anno contro i 57 della Spagna e gli 80 della Francia.

Sono alcuni dati che emergono dal Rapporto 2014 "Il grand Tour del XXI secolo: l'Italia e i suoi territori" dell'associazione 'Italiadecide' illustrato oggi a Montecitorio. Il Rapporto mette in evidenza inoltre che l'attivo turistico, dopo aver toccato un massimo dell'1,2% del Pil nel 1995, si è progressivamente ridotto all'1,0% nel 2001 e allo 0,7 nel 2012.

Nel decennio 2002-2012 la quota di mercato a prezzi e cambi correnti dell'Italia sugli introiti turistici mondiali è scesa dal 5,5 al 3,7%3, con una riduzione in termini percentuali di oltre il 30%.

Con l'ingresso di nuovi rilevanti attori nel mercato del turismo internazionale (in particolare la Cina e la Turchia), il ridimensionamento delle quote dei paesi 'incumbent' è, almeno in parte, un fenomeno fisiologico. Ma il peggiore andamento dell'Italia in termini di introiti turistici parrebbe dovuto principalmente ad aspetti come la qualità dei servizi, la dotazione infrastrutturale, la sicurezza, l'accessibilità, le politiche settoriali, l'innovazione dei prodotti turistici, ecc. non legati all'andamento complessivo dei prezzi.

Dal Rapporto di 'Italiadecide' si evince anche che nel 2012, oltre 130 milioni di persone hanno attraversato i confini italiani. Di queste, più del 60% erano stranieri e il 55% ha effettuato almeno un pernottamento fuori dal proprio paese di residenza. I turisti stranieri hanno speso in Italia oltre 32 miliardi di euro e gli italiani all'estero più di 20, generando così un saldo netto positivo nella bilancia turistica di 11,5 miliardi di euro. Secondo le stime 2013 del Wttc (World Travel & Tourism Council), il valore aggiunto dell'industria turistica in Italia è stato di 63,9 miliardi di euro, ovvero pari al 4% del Pil nazionale.

Prendendo in considerazione il valore aggiunto dell'intera economia turistica, cioè il settore allargato, questo valore arriva a 161 miliardi di euro che corrispondono al 10,2% del Pil. Le presenze turistiche in Italia si concentrano principalmente nella stagione estiva (giugno-agosto): in questi tre mesi si sono registrate il 53,4% delle presenze annuali. In rapporto al Pil il peso del turismo (misurato come somma delle spese turistiche dall'estero e di quelle domestiche) è diminuito dal 5,3% del 1998 al 4,9% nel 2008, dopo aver raggiunto un picco del 5,5% nel 2000 per effetto del Giubileo.

Secondo i dati Eurostat, nel 2012 le aziende italiane avevano 30 posti letto contro i 66 della Germania, i 75 della Spagna e i 175 della Francia, e i 60 della media Unione europea (dato relativo al 2011). Nella graduatoria delle principali catene alberghiere mondiali, il primo gruppo italiano è oltre il 150esimo posto e questo ha conseguenze negative sul turismo in ingresso visto che i tour operator internazionali fanno riferimento ad hotel di grandi dimensioni.

I Bed & Breakfast, tra il 2003 e il 2012 hanno avuto un incremento del 60,% in termini di strutture e del 72,% in termini di posti letto. Oggi si contano in Italia 17mila agriturismi e 25mila B&B.

Le strutture ricettive in Italia, nel 2012, sono in totale 157.228 con più di 4,7 milioni di posti letto: il numero di alberghi è pari a 33.728 unità con 2.250.704 posti letto, leggermente in calo rispetto al 2011 e il numero degli esercizi extra-alberghieri risulta pari a 123.500 unità nel 2012 con 2.511.897 posti letto, in aumento rispettivamente del 3,1% e dello 0,9% rispetto all'anno precedente. In Italia, dunque, nel 2012, sono in crescita gli esercizi extra-alberghieri che, in generale, hanno una capacità ricettiva superiore rispetto a quella delle strutture alberghiere.

In Italia le risorse a sostegno del turismo appaiono scarse: i dati relativi alla spesa regionale evidenziano che tra il 2011 e il 2012 questa è stata pari, mediamente, allo 0,4% . La spesa diretta al turismo, inteso come materia di competenza regionale, nell'ambito del finanziamento delle attività produttive è pari a solo 577 milioni. Analogamente, i Comuni destinano mediamente al turismo l'1% delle spese correnti e lo 0,5% delle spese per investimenti, in valore assoluto si tratta di 355,5 milioni di euro.

Un coordinamento con la spesa per le altre attività produttive (che comprendono il commercio, l'industria e l'artigianato) consentirebbe di prendere in esame un'ulteriore spesa di circa 2,6 miliardi. Tuttavia, anche le altre voci di bilancio quali, ade sempio, beni culturali, agricoltura, ambiente potrebbero avere un rilievo diretto per il turismo - suggerisce la ricerca - così da giungere a circa 30 miliardi di spesa postata nei bilanci regionali che potrebbero fruttare, con un coordinamento adeguato, un finanziamento più efficiente della politica turistica.

In merito alla politica fiscale è evidente che le aliquote di imposta, relativamente elevate nel confronto con altri paesi, contribuiscono a frenare la domanda. La leva principale è costituita dall'imposta di soggiorno alla quale si aggiunge l'Iva che l'Italia applica al 10% contro il 7% medio europea. La tassazione complessiva del settore arriva, dunque al 12,5% nettamente superiore a Spagna e Francia.

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