Perdita di habitat, degrado e eccessivo sfruttamento della fauna selvatica. Il Pianeta sta entrando in un territorio finora completamente inesplorato, in cui l'umanità sta trasformando letteralmente la Terra e andando verso una possibile sesta estinzione di massa. I ricercatori chiamano questo periodo A ntropocene. L'allarme trova sostegno nei dati contenuti all'interno del " Living Planet Report 2016 : Rischio e resilienza in una nuova era", undicesima edizione della pubblicazione biennale del Wwf presentata oggi.
Il rapporto aggiorna, come nelle precedenti edizioni, la ricerca dal Global Footprint Network sull’impronta ecologica dell’umanità: viviamo su un solo Pianeta ma stiamo utilizzando globalmente risorse che equivalgono a 1,6 pianeti in termini di beni e servizi utilizzati ogni anno.
Secondo il rapporto, la produzione alimentare necessaria a soddisfare le complesse esigenze di una popolazione umana in espansione sta distruggendo gli habitat e sfruttando in modo insostenibile la fauna selvatica. Oggi l'agricoltura occupa circa un terzo della superficie totale della Terra e ‘rappresenta’ quasi il 70% del consumo di acqua. Almeno 50 Paesi hanno sofferto di scarsità d’acqua, oltre il 30% degli stock di pesce sono sovrasfruttati.
Il report è basato sulle ricerche più avanzate rispetto all’impatto delle attività umane sul nostro pianeta. Un esempio proviene dalle innovative ricerche dello Stockholm Resilience Centre (i cui scienziati hanno collaborato alla redazione del report) il cui modello dimostra come l'umanità abbia superato quattro dei nove confini planetari (clima, integrità della biosfera, flussi biogeochimici di azoto e fosforo e cambiamenti nell’uso del suolo) andando oltre le soglie di sicurezza dei processi del sistema Terra che sono critici per la vita sul pianeta e per la vita umana.
E' il direttore del Centro, Johan Rockström, a sottolineare la necessità di una transizione urgente verso un mondo che funzioni all'interno dei margini di sicurezza.