"Il Consorzio obbligatorio degli oli usati è un esempio di economia circolare perché raccoglie l'olio usato e, attraverso un sistema complesso che recupera e rigenera il prodotto, lo restituisce a nuova vita". Così Paolo Tomasi, presidente del Coou, a margine del convegno 'L'economia circolare made in Italy', al III Forum dei Rifiuti a Roma, appuntamento organizzato da Legambiente, Editoriale La Nuova Ecologia e Kyoto Club, in partnership con il Coou.
"Da 100 chili di lubrificante usato raccolto si riescono a riprodurre 65 kg di olio lubrificante nuovo - spiega all'Adnkronos - Ma anche quella parte che non può diventare un lubrificante viene recuperata: ad esempio in sostituzione dell'olio combustibile, quindi può essere bruciata. Una parte ancora scorporabile è quella quantità di acqua che viene ritrattata e riutilizzata. Quindi tutto quello che entra nel nostro circuito di raccolta viene alla fine riutilizzato". In 32 anni di attività, il Coou ha raccolto 5,3 milioni di tonnellate di olio lubrificante usato, 4,34 milioni delle quali avviate alla rigenerazione. Non solo: il riutilizzo dell’olio lubrificante usato ha consentito un risparmio complessivo sulle importazioni di petrolio del Paese di 3 miliardi di euro.
"Chiaramente non siamo ancora in un'economia circolare perfetta perché all'interno ci sono tante cose che possono essere migliorate. Una per tutte è la possibilità di ritirare un prodotto anidro: soprattutto all'interno del settore industriale molto spesso non viene fatta una segregazione dell'olio usato rispetto ad altri rifiuti presenti. Ciò induce, nella fase di trattamento successiva, a dover segregare ancora altre qualità. Se noi invece ricevessimo solo olio lubrificante usato, la percentuale di recupero sarebbe molto più elevata". Secondo il presidente Coou, per intervenire occorre "incidere sul comportamento a monte". Quindi "un'operazione di sensibilizzazione - continua - Dobbiamo far capire a chi gestisce questi rifiuti qual è il suo vantaggio in uno stoccaggio adeguato".
Da sottolineare che gli oli lubrificanti rigenerati, che si ottengono dall’olio usato attraverso un processo di riraffinazione, rappresentano una preziosa risorsa per l’economia circolare che porta grandi vantaggi dal punto di vista ambientale ed economico. "I vantaggi ambientali - spiega Antonio Lazzarinetti, ad di Viscolube, azienda attiva nella rigenerazione degli oli lubrificanti usati - derivano dal fatto che recuperando l'olio usato si riesce nuovamente a rimettere in vita una materia prima seconda che viene nuovamente utilizzata nel processo produttivo. Così facendo si risparmia nel consumo di CO2, si risparmia nel consumo di materia e il processo è più leggero dal punto di vista ambientale rispetto a un normale processo di produzione di oli lubrificanti da base vergine".
"Dal punto di vista economico - continua - oggi in Italia si ottengono circa 120mila tonnellate di questo tipo di prodotto , circa un terzo di tutte le basi lubrificanti che si consumano nel Paese, di prima raffinazione e rigenerate. Un volume notevole. Questo significa che in ogni macchina che gira in Italia, in ogni autotreno, presumibilmente in molte macchine utensili dell'industria meccanica e tessile c'è almeno una goccia di olio rigenerato".
Da qui la richiesta di iscrivere gli oli rigenerati fra gli 'Acquisti Verdi' delle Pa. "Oggi non c'è un sistema incentivante e premiante, nel senso che la Pa non ha alcun obbligo - sottolinea Lazzarinetti - Sarebbe molto utile che questo avvenisse perché così facendo si riesce ancor di più ad utilizzare e valorizzare il prodotto rigenerato che rischia di essere visto come un prodotto di serie B, ma non lo è. E' invece a un livello qualitativo molto elevato".