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Petrolio: nasce il comitato Ottimisti e razionali contro il referendum trivelle

Petrolio: nasce il comitato Ottimisti e razionali contro il referendum trivelle
16 marzo 2016 | 18.18
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“Dal gas l’energia pulita”. “No ai No Triv. Sì al lavoro”. Con questo slogan nasce il Comitato Ottimisti e razionali che invita gli italiani a “non” andare a votare al referendum sulle trivelle del 17 aprile. Secondo Gianfranco Borghini, presidente del comitato, si tratta di "un referendum ingannevole e dannoso". Ingannevole, perché "i promotori vogliono far credere agli italiani che con il referendum si dirà 'No' a nuove trivellazioni entro le 12 miglia; e questo proprio a breve distanza dalla decisione del Parlamento di approvare una legge che espressamente le vieta. Che senso ha fare spendere al paese 400 milioni di euro per dire 'No' a qualcosa cui il Parlamento ha già detto 'No'?"

Inoltre, non si tratta di "un referendum di iniziativa popolare. Nessuno ha raccolto le 500 mila firme necessarie. A promuovere questo referendum sono state 9 regioni, alle quali preme una sola cosa: affermare il principio che a decidere in materia di energia debbano essere, in ultima istanza, le regioni e non il Parlamento. Se così dovesse essere, prevarrebbero solo e soltanto interessi locali e localistici, e non quelli nazionali".

Secondo Borghini, "il vero obiettivo dei suoi promotori non è impedire le trivellazioni, che comunque sarebbero vietate, ma è quello di bloccare le piattaforme che già esistono e che da anni riforniscono, in tutta sicurezza e senza danneggiare nessuno, una parte significativa del gas che serve al paese".

La produzione italiana di gas e di olio (a terra e in mare) "copre, rispettivamente, l’11,8% e il 10,3% del nostro fabbisogno. In euro questo significa 4,5 miliardi all’anno di risparmio sulla bolletta energetica. Le piattaforme off­shore che si vorrebbero chiudere forniscono fra il 60 e il 70% del gas nazionale che utilizziamo in casa o nelle attività produttive". Se dovessimo rinunciare a questa energia, secondo Borghini, "sarebbe uno spreco assurdo".

Quanto ai danni al turismo, il presidente del comitato chiarisce che "il 50% del gas viene dalle piattaforme che si trovano nell’alto Adriatico; nessuna delle numerose località balneari, a cominciare dalla splendida Ravenna, ha lamentato danni. Anzi, il turismo balneare è cresciuto cosi come sono cresciute le spiagge cui Legambiente conferisce la goletta verde".

Inoltre, sull’estrazione di gas "esercitano un controllo costante e stringente l'Ispra, l’Istituto Nazionale di geofisica, quello di geologia e quello di oceanografia. C’è il controllo delle Capitanerie di porto, delle Usl e delle Asl nonché quello dell’Istituto superiore di Sanità e dei ministeri competenti. Mai sono stati segnalati incidenti o pericoli di un qualche rilievo". Infine, conclude Borghini, "questa attività non costa nulla ai contribuenti ma dà molto al paese: 800 milioni di tasse, 400 di royaties e concessioni, 300 di investimenti in ricerca. Dà lavoro diretto a più di 10.000 persone e concorre col settore a dare lavoro a più di 100 mila persone".

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