La replica di Agrofarma: corretto uso della chimica segue la strada della sostenibilità
L'agricoltura industriale, con il suo massiccio uso di pesticidi chimici, inquina le acque e i suoli causando la perdita di habitat e di biodiversità. Lo rileva il rapporto di Greenpeace 'Tossicodipendenza da pesticidi. Come l’agricoltura industriale danneggia il nostro ambiente', secondo cui quasi un quarto (24,5%) delle specie vulnerabili o in via d’estinzione nell'Ue è minacciata dagli effluenti agricoli, compresi pesticidi e fertilizzanti, che mettono a rischio la stessa sopravvivenza delle specie e preziosi servizi ecosistemici come l'impollinazione.
Nel 2015 la 'Task force sui pesticidi sistemici' dell’Iucn (Unione Internazionale per la Conservazione della natura), dopo aver analizzato oltre 800 relazioni scientifiche, ha segnalato un declino degli insetti in Europa.
Gli impatti, secondo Greenpeace, possono essere devastanti, poiché il 70% delle 124 principali derrate alimentari coltivate per il consumo umano, come mele e colza, dipendono dall'impollinazione, che migliora la produzione di semi, frutta e ortaggi.
"La dipendenza dell’Europa dai pesticidi chimici è più che altro una tossicodipendenza", dichiara Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura Sostenibile di Greenpeace.
"Le colture sono regolarmente irrorate con diverse sostanze chimiche, di solito applicate più volte su ogni coltura durante l’intera stagione di crescita. Eppure gli agricoltori dispongono già di alternative non chimiche per contrastare le specie nocive, ma hanno bisogno del necessario sostegno politico e finanziario affinché queste diventino il metodo più diffuso".
"Chiediamo di abbandonare le pratiche agricole dipendenti dalle sostanze chimiche. Serve una forte presa di posizione politica contro l’abuso dei pesticidi e a favore di un’agricoltura ecologica e sostenibile", conclude Ferrario.