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Povertà: Oxfam, nel 2016 ricchezza nelle mani di 1% popolazione mondiale

Cresce la disuguaglianza nel pianeta. Lo rileva un nuovo rapporto dell'Oxfam lanciato alla vigilia del World Economic Forum di Davos: oltre un miliardo di persone vive con meno di 1,25 dollari al giorno, 1 persona su 9 non ha nemmeno abbastanza da mangiare

Povertà: Oxfam, nel 2016 ricchezza nelle mani di 1% popolazione mondiale
19 gennaio 2015 | 12.48
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Tasse più alte per i ricchi per assicurare 320 miliardi da redistribuire alle famiglie a basso e medio reddito in difficoltà per finanziare programmi di aiuto. E' il nuovo piano di Barack Obama che dichiara guerra alla disuguaglianza, principale freno alla risoluzione della povertà e alla crescita economica anche per Fmi, Banca Mondiale e Osce. E proprio oggi, alla vigilia del World Economic Forum di Davos, Oxfam pubblica il nuovo rapporto "Grandi disuguaglianze crescono" con un dato che desta preoccupazione: nel 2016, l’1% della popolazione mondiale possiederà più del restante 99%.

E tutto questo in un mondo dove oltre un miliardo di persone vive con meno di 1,25 dollari al giorno, e 1 su 9 non ha nemmeno abbastanza da mangiare. Dal rapporto emerge che l’1% della popolazione ha visto la propria quota di ricchezza mondiale crescere dal 44% del 2009 al 48% del 2014 e che a questo ritmo si supererà il 50% nel 2016. Gli esponenti di questa élite avevano una media di 2,7 milioni di dollari pro capite nel 2014.

Del rimanente 52% della ricchezza globale, quasi tutto era posseduto da un altro quinto della popolazione mondiale più agiata, mentre il residuale 5,5% rimaneva disponibile per l’80% del resto del mondo: vale a dire 3,851 dollari a testa, 700 volte meno della media detenuta dal ricchissimo 1%.

L'Oxfam aveva già affrontato il tema nel rapporto "Turn the Tide: Why the G20 must act on rising inequality", secondo il quale metà della popolazione più povera si concentrerebbe nei Paesi G20. Eppure, rilevava il rapporto, dal dicembre 2013 la ricchezza complessiva dei Paesi del G20 è aumentata di 17.000 miliardi di dollari, ma è all’1% dei più ricchi che è andata la fetta più grande, vale a dire 6.200 miliardi di dollari, il 36% della crescita complessiva.

Ricchi sempre più ricchi, quindi, mentre la fetta di popolazione povera si allarga: una tendenza già denunciata dall'Ocse secondo la quale, dall’inizio della crisi finanziaria, il mondo si trova a fare i conti con super-ricchi più che raddoppiati e 805 milioni che ancora soffrono la fame, con la prosperità non più appannaggio delle persone normali, ma solo di una ristretta cerchia di eletti che vede crescere sempre più rapidamente il proprio patrimonio.

Un trend in costante incremento: tra il 2013 e il 2014, le 85 persone più ricche al mondo hanno collettivamente aumentato la loro ricchezza di 668 milioni di dollari al giorno. Ovvero, quasi mezzo milione di dollari ogni minuto. Nella sola Italia, secondo l’Ocse, da metà degli anni ‘80 fino al 2008, la disuguaglianza economica è cresciuta del 33% (dato più alto fra i Paesi Ocse, la cui media è del 12%).

E' di nuovo l'Oxfam, nel rapporto "Partire a pari merito: eliminare la disuguaglianza estrema per eliminare la povertà estrema", a denunciare un fenomeno talmente esteso che si può riscontrare perfino in Africa, dove nella regione sub-sahariana al fianco di 358 milioni di persone in povertà estrema, prosperano ben 16 miliardari.

Al punto che oggi l’1% delle persone più ricche detiene più di quanto posseduto dal 60% della popolazione (36,6 milioni di persone); mentre dal 2008 a oggi, gli italiani che versano in povertà assoluta sono quasi raddoppiati fino ad arrivare a oltre 6 milioni, rappresentando quasi il 10% dell’intera popolazione. Sette persone su 10 vivono in Paesi in cui il divario tra ricchi e poveri è maggiore di quanto non fosse 30 anni fa. In Kenya, nei prossimi cinque anni altri 3 milioni di persone potrebbero essere spinti al di sotto della soglia di povertà se il governo non prenderà misure volte a diminuire, anche leggermente, la disuguaglianza di reddito.

In India, Paese che ha ridotto i propri livelli di povertà assoluti negli ultimi 20 anni, l’analisi di Oxfam evidenzia che se il governo indiano riuscisse ad arrestare il recente aumento della disuguaglianza nei prossimi cinque anni, salverebbe dalla povertà altri 90 milioni di persone.

Oxfam chiede ai governi di adottare un piano di sette punti per affrontare la disuguaglianza: contrasto all'elusione fiscale di multinazionali e individui miliardari; investimento in servizi pubblici gratuiti, come salute e istruzione; distribuzione equa del peso fiscale, spostando la tassazione da lavoro e consumi verso capitali e ricchezza; introduzione di salari minimi e graduale adozione di salari dignitosi per tutti i lavoratori.

E ancora, introduzione di una legislazione ispirata alla parità di retribuzione, e politiche economiche che prevedano una giusta quota per le donne; reti di protezione sociale per i più poveri, incluso un reddito minimo garantito; un obiettivo globale di lotta alla disuguaglianza.

Secondo il rapporto Oxfam lanciato oggi, le grandi ricchezze sono passate alle generazioni successive: più di un terzo dei 1.645 miliardari della classifica Forbes ha ereditato parte o tutta la ricchezza che detiene.

Il 20% dei miliardari ha interessi nei settori finanziario e assicurativo, un gruppo che ha visto la propria liquidità crescere dell’11% nei 12 mesi precedenti a marzo 2014. Questi settori hanno speso 550 milioni di dollari per fare lobby sui decisori politici a Washington e Bruxelles nel 2013. Nel 2012 negli Stati Uniti solo durante il ciclo elettorale, il settore finanziario ha speso 571 milioni di dollari in contributi per le campagne.

I miliardari che hanno interessi nei settori farmaceutico e sanitario hanno visto il loro patrimonio netto collettivo crescere del 47% in un solo anno. Questi settori, durante il 2013, hanno speso oltre 500 milioni di dollari in lobby a Washington e Bruxelles. La preoccupazione di Oxfam è che il potere di lobby di questi settori possa essere un ostacolo alla riforma del sistema fiscale globale e all’adozione di regole sulla proprietà intellettuale che non precludano l’accesso dei più poveri a medicine salva-vita.

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