Nei prossimi sei mesi, ciascun Paese dovrà proporre un piano nazionale dettagliato per limitare le emissioni di gas serra. I vari programmi nazionali costituiranno le basi per l'accordo finale che verrà firmato a Parigi nel 2015 e attuato entro il 2020. Il ministro dell'Ambiente: "L'Europa ha svolto un ruolo importante"
I negoziatori delle 196 nazioni del mondo riuniti a Lima per la Conferenza sul clima delle Nazioni Unite hanno raggiunto un accordo che impegnerà ciascun Paese a ridurre la propria quota di emissioni di gas serra.
L'intesa raggiunta in Perù stabilisce un quadro entro il quale verrà poi siglato l'accordo conclusivo nel vertice di Parigi del prossimo anno. Nel dettaglio, nei prossimi sei mesi, ciascun Paese dovrà proporre un piano nazionale dettagliato per limitare le emissioni di gas serra generate dalla combustione di carbone, gas e petrolio. I vari piani nazionali, che verranno pubblicati su un sito web delle Nazioni Unite, costituiranno le basi per l'accordo finale che verrà firmato nel dicembre 2015 e attuato entro il 2020.
L'accordo di Lima è stato approvato con oltre un giorno di ritardo sulla prevista chiusura della Conferenza e dopo che una precedente bozza era stata respinta dai Paesi in via di sviluppo che accusavano le nazioni più ricche di sfuggire alle proprie responsabilità nel combattere il riscaldamento globale e sostenere i costi dell'impatto che ha sul Pianeta.
Per il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti, "l'intesa raggiunta stanotte a Lima rappresenta un importante passo avanti verso Parigi ed è un segnale forte che giunge dalla comunità internazionale". "In una trattativa molto complessa - ha sottolineato Galletti - anche Stati strategici come Usa e Cina, maggiori emettitori di CO2 al mondo, che in passato hanno rappresentato ragioni nazionali differenziate, sono apparsi impegnatissimi a raggiungere un risultato negoziale convincente". "In questo ambito - ha evidenziato il ministro dell'Ambiente - l'Europa, guidata dall'Italia, presidente di turno, ha svolto un ruolo importante e coeso, di stimolo e di moral suasion, parlando con una sola voce e mettendo in campo tutta la sua capacità diplomatica e le sue relazioni internazionali per raggiungere l'obiettivo dell'accordo"'. Dalla conferenza, prosegue, "è emersa una road map, per arrivare a Parigi con le carte in regola, per siglare un accordo che contenga gli impegni di tutti i Paesi sul fronte delle riduzioni delle emissioni". "Certamente non tutti i nodi sono sciolti e fino a dicembre 2015 ci sarà molto ancora da lavorare, ma la strada che abbiamo fatto qui a Lima ci consente finalmente di guardare avanti con fiducia", conclude Galletti.
Le associazioni ambientaliste esprimono, invece, delusione per le conclusioni della Conferenza. Legambiente parla di una "pericolosa battuta d'arresto nei negoziati sul clima". "Nessun significativo passo in avanti è stato fatto con la decisione adottata oggi, rischiando così di compromettere l'esito della Conferenza di Parigi, dove il prossimo dicembre i governi sono chiamati a sottoscrivere il nuovo accordo globale sul clima", afferma l'associazione ambientalista in una nota. "A Lima - ha detto il presidente Vittorio Cogliati Dezza - purtroppo i governi sono stati incapaci di sciogliere i nodi relativi alla differenziazione degli impegni nazionali e al sostegno finanziario ai paesi in via di sviluppo, che continuano a bloccare i negoziati verso Parigi. Rimangono ancora ben saldi gli antichi steccati tra paesi industrializzati e in via di sviluppo che l'accordo Usa-Cina ci aveva fatto sperare fosse possibile superare". Secondo Legambiente, "è indispensabile che i paesi industrializzati onorino i propri impegni finanziari, per ristabilire la necessaria fiducia tra paesi ricchi e poveri, e sottoscrivano una road map che consenta di raggiungere entro il 2020 l'obiettivo già concordato dei 100 miliardi di dollari".
In linea il Wwf. "E' stato molto deludente perché era cominciata bene, c'erano stati alcuni atti di molti governi che facevano ben sperare sulle spirito con cui si arrivava a Lima. Invece ci siamo trovati di fronte alla solite contrapposizioni", dice da Lima Mariagrazia Midulla, responsabile clima ed energia del Wwf. "Non salverei nessun Paese: ognuno ha cercato di portare un po' di acqua al proprio mulino, chi più chi meno", racconta da Lima Midulla.
Greenpeace registra "timidi passi in avanti sul clima, anche se l'accordo resta debole" considerato "che i leader mondiali ancora non sono riusciti ad abbracciare il futuro di energia pulita che è già a portata di mano". Dalla Cop20 di Lima sono comunque emerse anche alcune buone notizie, secondo Greenpeace. "Quasi cinquanta nazioni già concordano sulla totale eliminazione delle emissioni di carbonio entro il 2050", afferma Alessandro Giannì, direttore delle Campagne di Greenpeace Italia.