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Sostenibilità: sempre più strategica per le società italiane quotate

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12 febbraio 2018 | 16.06
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La sostenibilità è sempre più strategica per le società italiane quotate. Basti pensare che oltre il 70% delle imprese del Ftse Mib ha inserito nel proprio piano strategico obiettivi socio-ambientali (+40% rispetto al 2013). A tracciare il quadro è uno studio condotto da Csr Manager Network (associazione italiana che riunisce oltre 130 professionisti che si dedicano a strategie e progetti socio-ambientali e di sostenibilità) con la collaborazione di Assonime (Associazione fra le società italiane per azioni) e l’apporto scientifico di Altis, Alta scuola impresa e società e grazie al contributo di Enel, Assicurazioni Generali, Costa Crociere, Gruppo Hera, Kpmg e Terna.

“I temi della sostenibilità sono entrati nei C.d.A. e il percorso di integrazione nel governo e nella gestione aziendale appare ormai irreversibile” afferma Fulvio Rossi, presidente del Csr Manager Network e Csr Manager di Terna. Lo studio, spiega Rossi, "registra grandi cambiamenti nei C.d.A. delle società quotate italiane, soprattutto in relazione ai comitati per la sostenibilità. Ma è anche aumentato l’impatto organizzativo di tali tematiche, tanto che la sostenibilità rientra spesso fra gli obiettivi strategici delle imprese monitorate”.

Con l’entrata in vigore delle modifiche apportate nel 2015 al Codice di autodisciplina delle società quotate alla Borsa Italiana, la sostenibilità ha ricevuto una notevole accelerata. Secondo la ricerca, infatti, la percentuale di imprese Ftse Mib che ha individuato una forma di gestione delle tematiche socio-ambientali all’interno del C.d.A. è balzata dal 32% al 74%.

Inoltre, la maggioranza delle imprese Ftse Mib (56%) ha scelto di affidare la gestione della sostenibilità ad un Comitato apposito, il cui nome il più delle volte include il esplicitamente il termine “Sostenibilità”.

Il Gruppo di ricerca, ha evidenziato come la governance delle imprese quotate italiane si sia evoluta integrando le tematiche di sostenibilità: più della metà delle imprese del Ftse Mib ha modificato la propria struttura di governance della sostenibilità (52%). Appare dunque evidente il ruolo svolto dalle modifiche del Codice di Autodisciplina nel 2015: la maggior parte dei Comitati sono stati istituiti tra quella data e la fine del 2016, come indicato proprio dal Codice.

Il maggior coinvolgimento del C.d.A. nella gestione della Sostenibilità ha un riscontro anche nella sua configurazione: è salita dal 25% al 43% la quota di imprese che hanno adottato pratiche per agganciare parte del compenso dei consiglieri esecutivi alle performance socio-ambientali dell’impresa, misurate in base a parametri quantitativi e spesso comunicate all’esterno.

Il 65% dei C.d.A. considera importante la presenza di competenze socio-ambientali in Consiglio, in aumento rispetto al 2013, tanto che 4 C.d.A. su 5 presentano membri con competenze/esperienze su temi di sostenibilità.

Dai risultati emerge dunque che le imprese italiane, nell’ottica di un’efficace governance della sostenibilità, hanno riconosciuto l’importanza di integrare in C.d.A. specifiche competenze socio-ambientali, di mantenerle aggiornate mediante specifici programmi di aggiornamento, e di valorizzare l’impegno dei consiglieri sul tema attraverso incentivi legati alle performance.

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