L’impegno sociale da parte delle aziende italiane vale quasi un miliardo di euro di investimenti (più del doppio rispetto a dieci anni fa): 920 milioni di euro investiti nell’ultimo anno da più del 70% delle aziende con più di 100 dipendenti che hanno destinato in media 158.000 euro ciascuna a risparmio energetico e contenimento degli sprechi (65%), iniziative in favore dei dipendenti (55%), contrasto dell’inquinamento e allo smaltimento dei rifiuti (53%), solidarietà e impegno umanitario (38%), a favore della pratica sportiva (31%), sostegno di arte e cultura (24%).
Lo dicono i dati diffusi dall’Osservatorio Socialis in occasione della cerimonia di consegna del premio per le migliori tesi di laurea italiane su Csr e sviluppo sostenibile. Ora poi, con il recepimento della Direttiva Ue 95/2014, entro fine 2016 l’attività delle imprese sarà regolata da una norma che riguarda appunto le comunicazioni non finanziarie: si dovrà rendicontare anche in tema di ambiente, politiche di genere, anticorruzione, diversità e diritti umani.
“Il 2016 sarà un anno chiave per la responsabilità sociale d’impresa - dichiara Roberto Orsi, direttore dell'Osservatorio Socialis - La tendenza è andare decisamente verso un nuovo modo di intendere il lavoro, il mercato, il territorio, il rapporto con i dipendenti e i consumatori, sostenuti da una Direttiva europea come la 95/2014 che può rappresentare una grande opportunità per il nostro Paese. E’ necessario però che si avvii un sistema premiante per le aziende più virtuose, in modo che l’adeguamento a comportamenti responsabili venga incentivato da vantaggi concreti”.