"Adesso siamo una banca normale, come tutte le altre", diceva l'ex presidente di Mps, Alessandro Profumo, un anno e mezzo fa, dopo aver chiuso due aumenti da 8 miliardi di euro in tutto. Uno era stato sottoscritto al 99,8%, un altro al 99,57%. Questa volta, il mercato non ha dato la fiducia sperata alla banca e l'aumento di capitale da 5 miliardi lanciato sul mercato non ha richiamato nessun investitore di peso.
Del resto, dal 2008 Mps ha chiesto circa 15 miliardi al mercato. Quattro diverse operazioni di ricapitalizzazione che sono costate all'istituto oltre 420 milioni di euro di commissioni alle banche dei consorzi di garanzia. I primi 5 miliardi, nel 2008, sono serviti a finanziare l'operazione Antonveneta; nel 2011 si rende necessaria una ricapitalizzazione da 2 miliardi per garantire la solidità patrimoniale. Con il 2014, arriva l'aumento da 5 mld deciso dall'ad Fabrizio Viola e dal presidente Profumo. Passano pochi mesi e, dopo gli stress test della Bce, si deve fare una nuova ricapitalizzazione, che alla fine sarà di tre miliardi.
Al termine delle prime due operazioni, il valore di mercato di Mps era pari a circa 20 miliardi di euro. A fine 2011, la capitalizzazione si era già assottigliata a poco più di 2 miliardi, fino ad arrivare, a ieri, a meno di 500 mln di euro di patrimonio azionario. In meno di dieci anni 20 miliardi di valore e di liquidità sono stati letteralmente 'bruciati' sul mercato. Un azionista che nel 2005 aveva deciso per un investimento nella banca lo ha visto azzerarsi negli anni. Uno studio recente dell'Ufficio studi di Mediobanca sull'andamento della Borsa italiana, faceva presente che il rendimento medio annuo di Mps dal 2006, in particolare, è stato -26%.