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Manovra, scontro con l'Ue

(Afp)
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02 ottobre 2018 | 07.30
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La manovra del governo finisce sul tavolo europeo suscitando malumori e allarmismo. A nulla è valso il tentativo di trovare un compromesso del ministro dell'Economia Tria, recatosi ieri all'Eurogruppo a Lussemburgo proprio per provare a rassicurare l'Europa sul fatto che nel 2019 il rapporto tra debito pubblico e Pil scenderà. I partner europei non nascondono la propria preoccupazione sul deficit in Italia e sull'intenzione del governo giallo-verde di fissare l'asticella del rapporto deficit/Pil al 2,4% contro l'1,6% concordato in precedenza da Tria con l'Ue.

Mentre il vicepresidente della Commissione Europea Valdis Dombrovskis ha sostenuto che il bilancio 2019 dell'Italia "non è compatibile con il patto di stabilità", il commissario europeo agli Affari economici e finanziari Pierre Moscovici ha detto chiaramente che la posizione della Commissione europea è quella di tentare di convincere le autorità italiane a tornare indietro. Più cauto invece il presidente dell'Eurogruppo Mario Centeno, secondo cui "è molto importante capire che l'iter del bilancio è lungo e - ha spiegato il rappresentante Ue - sappiamo che ci sono ancora negoziati in corso a Roma e dobbiamo aspettare che si concludano, per avere le risposte alla fine dell'iter".

L'intervento più duro è stato quello del presidente della Commissione Ue, Jean-Claud Juncker, che ha poi suscitato la dura reazione del ministro dell'Interno Matteo Salvini. "Se l'Italia vuole un trattamento particolare supplementare, questo vorrebbe dire la fine dell'euro. Bisogna essere molto rigidi", ha dichiarato Juncker nel corso di un intervento in Germania, riferito da alcuni media internazionali come Le Figaro e il New York Times, sostenendo che "l'Italia si allontana dagli obiettivi di bilancio che abbiamo approvato insieme a livello europeo". Poi l'affondo: "Non vorrei che dopo aver superato la crisi greca ricadessimo nella stessa crisi con l'Italia".

Dichiarazioni che hanno suscitato la dura replica del titolare del Viminale. "In Italia nessuno si beve le minacce di Juncker che ora associa il nostro Paese alla Grecia - sottolinea il vicepremier - Vogliamo lavorare per rispondere ai bisogni dei nostri cittadini. I diritti al lavoro, alla sicurezza e alla salute - ha aggiunto - sono priorità del governo e andremo fino in fondo. Alla faccia di chi rimpiange l'Italia impaurita, quella con le aziende e il futuro in svendita". Per poi concludere: "Non ci fermeranno".

Come il partner di governo anche il ministro dello Sviluppo Luigi Di Maio tiene il punto sui numeri della manovra. "Non c'è nessuna motivazione che possa rimettere in discussione il 2,4% - ha sostenuto il vicepremier al termine dell'incontro con i sindacati sulla cig - E qualche istituzione europea gioca con le sue dichiarazioni a fare terrorismo sui mercati". Sulla stessa lunghezza d'onda il premier Giuseppe Conte, che in serata ha ribadito la bontà della manovra economica a cui il governo sta lavorando, sottolineando anche che l'impostazione del Def non è in discussione, incluso il rapporto deficit/pil al 2,4%.

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