Con 31,2 miliardi di valore della produzione nella farmaceutica, l'Italia nel 2017 ha scalzato il primato della Germania, i ricercatori italiani sono tra i più 'citati' al mondo - anche se poi emigrano in altri Paesi per lavorare - e non hanno eguali in termini di produttività e pubblicazioni per ricercatore. Tuttavia, al settore del Life Science, in Italia, manca una chiara regia e, soprattutto investimenti in Ricerca e sviluppo, fermi all'1,29% di Pil. Con 12,6 miliardi di investimenti privati nel 2016, il Paese si colloca tra gli ultimi posti in Europa: sono otto volte inferiori rispetto alla Germania e la metà di quelli francesi. Le ultime evidenze del rapporto sulle Scienze della Vita presentato al Technology Forum Life Sciences, in occasione della Biotech Week, spingono il settore a chiedere un impegno concreto da parte del nuovo Governo per sfruttare i punti di forza dell'Italia, che "ha tutte le carte in regola per competere a livello internazionale con i suoi concorrenti, che non sono magari gli Stati Uniti o la Cina, ma altri Paesi europei che oggi fanno meglio di noi in ricerca e innovazione", spiega Riccardo Palmisano, presidente di Assobiotec-Federchimica e ceo di MolMed.
Persa l'occasione dell'Ema, non bisogna dimenticare le eccellenze e il rilancio delle Scienze della Vita. Così, la filiera chiede un'agenzia nazionale, che faccia una strategia di lungo termine certa e centralizzata, e diventi punto di riferimento per chi vuole investire in Italia. Serve poi un rafforzamento nazionale della capacità di fare 'trasferimento tecnologico', ovverosia "far parlare la scienza con il capitale", trasferendo le conoscenze dalla ricerca all'impresa. Per dirla con Valerio De Molli, managing partner e ad di The European House-Ambrosetti, che ha curato il rapporto, serve un "mister Life Science Italy', che risolva "frammentazione e inefficienze". Il ministro di Educazione e Ricerca, Marco Bussetti, intende accogliere le richieste del comparto e ha annunciato che proporrà domani al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, la creazione a Palazzo Chigi di una "cabina di regia" interministeriale sulla ricerca, come primo passo per una governance centralizzata ed efficace.
"Mi sembra un'ottima apertura, soprattutto l'idea di avere una rappresentanza delle imprese, perché noi conosciamo quali sono i problemi e sappiamo ciò che deve essere fatto", osserva Diana Bracco, presidente del cluster Alisei e del gruppo Bracco. "In questo quadro - aggiunge - e visti i primati che il settore sta registrando a livello internazionale, è indispensabile mettere in atto una chiara politica di attrazione degli investimenti nelle aree più competitive del Paese, sostenendo le imprese e dando supporto a chi vuole investire". Palmisano ricorre, di nuovo, alla metafora del treno per descrivere la situazione: "Lo scorso anno dicemmo "the train has left the station", ma adesso - dice - abbiamo l’impressione che il nostro treno italiano sia fermo con il semaforo rosso subito fuori dalla stazione. E ci affidiamo alla speranza che Human Technopole possa catalizzare il rilancio di ricerca e innovazione nel Paese e che questo nuovo Governo decida di mettere al centro dell’agenda le Scienze della Vita, uno dei settori che potrebbe trainare la crescita sia dell'economia che dell'occupazione".