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Rottamazione cartelle, allarme Corte dei Conti

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26 giugno 2018 | 15.18
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Campanello d'allarme della Corte dei Conti sulla rottamazione delle cartelle fiscali: mancano all'appello 9,6 miliardi di mancati versamenti attesi nelle casse dell'Erario. Sui conti pubblici inoltre restano "fragilità" , a fronte di un quadro macro che mostra "un peggioramento".

La magistratura contabile nella Relazione sul rendiconto generale dello Stato esprime "preoccupazione" per le condotte fiscali che si risolvono nel mancato versamento delle imposte evidenziate nelle dichiarazioni tributarie. "A fronte di un ammontare lordo complessivo dei crediti rottamati di 31,3 mld, l'introito atteso per effetto della rottamazione" introdotta con le norme del 2016 "ammonta a 17,8 mld". Di tale importo sono stati riscossi nei termini "solo 6,5 mld, comprensivi degli interessi per pagamento rateale. A tale somma introitata deve aggiungersi la parte rateizzata ancora da riscuotere pari a 1,7 mld comprensivi di interessi - prosegue la Corte - pertanto dei 17,8 mld previsti a seguito delle istanze di definizione pervenute, 9,6 mld non sono stati riscossi o costituiscono versamenti omessi".

Non mancano incognite inoltre sulle prospettive economico-finanziarie. In particolare dalla finanza pubblica emergono "indicazioni positive, ma anche elementi critici connessi sia al quadro internazionale che a nuove fragilità sulle tendenze di medio-lungo termine dei nostri conti pubblici".

"Numerosi si rivelano poi i fattori di incertezza", rileva la magistratura contabile indicando, sul piano internazionale, il protezionismo commerciale Usa e l'atteso esaurimento del Qe della Bce e, sul piano interno, l'insuccesso del rilancio degli investimenti pubblici e "la precarietà dell'assetto di un sistema fiscale che in quest'ultimo decennio di urgenze e di emergenze è stato sottoposto a stress continui che ne hanno offuscato i principi ispiratori".

Non solo. "I più recenti indicatori sulla congiuntura internazionale è italiana” riflettono un “peggioramento del quadro generale. In particolare sembra da osservare con attenzione l’evidente flessione delle nostre esportazioni”.

Scenario alla luce del quale, secondo la Corte, "si rafforza la necessità di effettuare scelte molto caute e interventi di politica economica selettivi". Fari puntati inoltre sull'efficienza della spesa. "L'orientamento verso una maggiore efficienza nella gestione delle risorse è reso urgente dal rischio che interventi di ulteriore compressione della spesa si traducano ormai in un progressivo scadimento della qualità dei servizi resi alla collettività”, avverte la Corte. E aggiunge: "è mediante interventi sulla qualità della spesa, oltre a quelli altrettanto importanti che mirano alla sua riduzione, che è possibile incidere concretamente sulla ripresa”.

Attenzione anche alla spesa per le pensioni. Guardando alla spesa, "i vincoli posti, da un lato, in termini di equilibrio dei bilanci e di razionalizzazione (per amministrazioni locali e spesa sanitaria) dall'altro, in termini di effetti dei diversi interventi di riforma delle pensioni (per gli enti di previdenza), i dati più recenti evidenziano miglioramenti decisivi", si legge nella relazione. Così nel 2017 "la pur limitata dinamica espansiva della spesa pubblica è per intero attribuibile al sottosettore degli Enti di previdenza - rileva la magistratura contabile - con un aumento della spesa totale dell'1,5%, che comunque vedono drasticamente ridotto il ritmo di crescita che nel periodo 2000 -2009 aveva superato il cinque percento medio".

Infine arriva un'apertura sul reddito di cittadinanza: ancorare l'intervento al mondo del lavoro rappresenta “un nuovo diritto” e “un significativo contributo” in favore delle fasce di popolazione maggiormente in difficoltà, ma “sarebbe bene ricordare a tutti anche l’esistenza, altrettanto importante quanto sovente dimenticata, dei doveri di cittadinanza”, si sottolinea nel giudizio sul rendiconto generale dello Stato 2017 della Procura generale della Corte.

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