Con il rebus governativo e le incertezze legate al programma Lega-Cinquestelle l'incubo spread torna a turbare il sonno degli investitori. Il differenziale tra il rendimento dei Btp decennali e quello dei corrispondenti Bund tedeschi ieri ha superato quota 200 punti base, con un rendimento del 2,47%, tornando ai livelli segnati nell'aprile 2017. Ma da cosa dipende il flusso di vendite sui buoni del Tesoro?
PERCHE' AUMENTA LO SPREAD? - "Lo spread aumenta perché gli investitori, cioè coloro che comprano i nostri titoli di Stato, il nostro debito pubblico, cominciano a pensare che l'andamento crescente che il debito pubblico ha continuato ad avere in questi anni non verrà invertito - spiega all'AdnKronos Veronica De Romanis, docente di politica economica europea alla Luiss e alla Stanford University di Firenze -. Quindi si domandano fino a che punto aumenterà e sono disposti a comprare i nostri titoli con rendimenti più elevati".
CHE SIGNIFICA CHE AUMENTA? - "Significa che aumenta il rendimento che gli investitori vogliono per comprare il nostro debito pubblico - precisa De Romanis -. Quando lo spread è basso vuol dire che gli investitori si fidano". Tuttavia, quello che è interessante analizzare in questo momento, sottolinea De Romanis, non è solo lo spread con la Germania (arrivato a 200 punti base) ma anche quello con la Spagna e il Portogallo. "La penisola iberica, tra l'altro, sta vivendo una grave crisi politica - dice De Romanis - eppure in questo momento il divario tra i Btp e i titoli spagnoli è di 100 punti. Ciò significa che gli investitori si fidano più della Spagna che dell'Italia".
CHI CI PERDE? - A perdere maggiormente con il deprezzamento dei Btp, prosegue De Romanis, sono sicuramente le banche "perché sono quelle che hanno moltissimi Btp". Seguono poi i risparmiatori, che hanno comprato il nostro debito (il 70%, ricorda la docente, è in mano agli italiani). Tradotto in termini pratici, se volessero venderlo, con lo spread che aumenta, il titolo stesso perderebbe valore.
MUTUI - Cosa cambia per i tassi di interesse sui mutui? Una risposta certa non c'è però qualcosa potrebbe effettivamente cambiare. De Romanis spiega che dipende dal tipo di investimento che è stato fatto. Se i tassi sono fissi o variabili.
ITALIA COME LA GRECIA? - Nonostante i timori generalizzati, però, l'Italia appare lontana da una crisi simile a quella vissuta dalla Grecia. "Lo spread sta aumentando in maniera veloce, è vero - osserva De Romanis - ma abbiamo diversi nuovi strumenti che sono stati messi in campo durante la crisi come il mes, il meccanismo di stabilità europeo (che il programma di governo al punto 20 propone di cancellare) e soprattutto il cappello della Bce, con gli attuali acquisti mensili da 30 miliardi di euro. E non vale solo per noi ma per tutti i Paesi dell'area euro ad eccezione della Grecia, ancora sotto il terzo programma di aiuti. Per ora abbiamo questa sorta di protezione".
IL QE - "Certo - conclude De Romanis - il Quantitative Easing, come ha annunciato il governatore della Bce, Mario Draghi, dovrebbe finire in autunno. Ma potrebbe andare avanti, si vedrà. Ricordiamoci inoltre che a partire dall'anno prossimo ci sarà un nuovo presidente a capo della Banca Centrale Europea e non è detto che il QE verrà contratto in eterno".