Con l'ingresso di Cdp in Tim con una quota fino al 5% e una prospettiva di lungo periodo si fa più vicina l'ipotesi della società della rete che venne evocata per la prima volta nel dibattito sul futuro del gruppo da uno studio messo a punto nel 2016 dall'allora consigliere economico del premier Romano Prodi, Angelo Rovati. Nel dossier si accendeva il faro sullo scorporo della rete fissa da Telecom Italia e sul suo passaggio sotto il controllo della Cassa depositi e prestiti.
L'ipotesi di spin-off ebbe forti ripercussioni sul vertice di Telecom a cui lo studio era stato trasmesso (all'insaputa del premier) fino alle dimissioni del presidente Marco Tronchetti Provera nonchè a quelle dello stesso Rovati. Come un fiume carsico la 'società della rete' è scomparsa e riemersa nella storia di Telecom fino ad oggi quando il gruppo, di cui i francesi di Vivendi detengono il 24%, ha dato il via all'iter formale per la separazione dell'asset notificando il progetto all'Agcom.
Nei piani aziendali la NetCo rimarrebbe sotto il controllo della stessa Telecom ma ora con l'avvento di Cdp, azionista con Enel di Open Fiber, società nata per implementare la rete in fibra secondo i piani del governo, le due entità in prospettiva potrebbero diventarne una sola.
Certo lo scorporo della rete attuale si potrà concretizzare non prima di 18 mesi perché si tratta di un iter complesso: al termine del percorso potrebbe essere richiesto ad Enel di conferire la sua quota in Open Fiber a Cdp o in un veicolo per realizzare una società unica della rete a controllo pubblico (si parla di una quota attorno al 30%) che potrebbe successivamente essere quotata in borsa.