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Pil, "Italia -7% dal 2007"

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10 ottobre 2017 | 13.34
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In Italia il calo del Pil e' stato piu' forte della media Ue mentre la ripresa e' piu' lenta: nel 2016, infatti, la crescita è ancora sotto del 7% rispetto ai livelli pre-crisi del 2007. Un gap che potrebbe contrarsi al 5% nel 2018 ma che resta comunque fuori fuoco rispetto ai primncipali partner europei. In Francia e Germania invece la ripresa ha già superato del 5,2% e del 9,4% quella registrata nel 2007. Anche la Spagna, che pure ha vissuto una dura fase di recessione, ha recuperato nel 2016 quasi completamente il gap: -0,5% sul 2007. E' quanto scrive il rapporto della Fondazione Di Vittorio-Cgil dal titolo "Lavoro e capitale negli anni della crisi: l’Italia nel contesto europeo".

Una crisi più lunga, quella italiana, prosegue il Report Cgil, "a causa delle misure di austerità che hanno penalizzato la domanda interna e determinato un generale arretramento della nostra economia" mentre la ripresa in atto, accompagnata peraltro dalla stagnazione dei salari, redne invisibili, "al di là dei risultati transitori di incentivi occasionali, gli effetti di stabilizzazione promessi dalla riforma del lavoro”.

“In Italia - si legge ancora - l’andamento della produttività, tanto quella totale dei fattori (-4,9% rispetto al 2007) quanto quella reale oraria del lavoro (-0,3% rispetto al 2007), risulta molto deludente e non certo per colpa, come molti sostengono, del livello troppo alto delle retribuzioni la cui dinamica, nel periodo 2007-2016, è infatti la più debole tra quelle dei Paesi presi in esame. Non a caso i consumi sono ancora del 4,7 % sotto il valore del 2007. Una tendenza destinata a proseguire nelle proiezioni per il 2018”.

“Nel nostro Paese - spiega Fulvio Fammoni, presidente della Fondazione Di Vittorio - il calo del Pil è stato più forte e la ripresa più lenta della media europea, oltre che a causa delle misure di austerità e della crescita delle diseguaglianze, anche per effetto della mancanza di investimenti, come dimostrano i punti di ritardo dell’Italia, in termini di variazione del capitale fisso, dalla zona Euro (-17,6 punti percentuali tra il 2007 e il 2016) e dalla Germania in particolare (-35,2 punti)".

“Per l’incapacità dei governi italiani - prosegue - di porre in essere una politica economica finalmente espansiva e per la resistenza da parte di settori delle imprese a puntare su ricerca, innovazione, miglioramenti nella conoscenza e nell’efficienza dei processi produttivi, invece che sul contenimento del costo del lavoro”.

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