Innalzamento dell'età pensionabile, utilizzo del metodo contributivo e adeguamento dei requisiti all'aspettativa di vita. Sono questi alcuni dei punti principali contenuti nella legge Fornero, la riforma del sistema previdenziale varata nel 2011 dal governo Monti. Una normativa tuttora al centro dell'attenzione pubblica per gli 'effetti collaterali' che potrebbe avere in futuro sul trattamento pensionistico dei lavoratori. La Riforma Fornero ha infatti innalzato l'età pensionabile, stabilendo i requisiti di pensionamento in base all'età anagrafica, e sostituito le pensioni di vecchiaia con quelle 'anticipate', cancellando il sistema delle quote (somma di età anagrafica e anzianità contributiva). Tra le novità introdotte dalla riforma anche l'estensione del metodo contributivo a tutti i lavoratori, compresi quelli esclusi dalla riforma Dini del 1995 che quindi stavano usufruendo del più vantaggioso sistema retributivo. La legge Fornero ha inoltre previsto un adeguamento periodico dei requisiti di pensionamento in funzione dell'allungamento della speranza di vita e l'aumento dei versamenti contributivi per una serie di categorie occupazionali, tra cui lavoratori autonomi, commercianti e artigiani.