(di Andreana d'Aquino)
L'emergenza siccità alza lo stato di allerta dei geologi sui pozzi italiani. "Nel nostro Paese ci saranno all'incirca una decina di migliaia di pozzi autorizzati per il prelievo di acqua potabile, ma sono dati assolutamente incerti e ormai è ineludibile un censimento aggiornato per controllare e tutelare le nostre riserve idriche sotterranee da cui si preleva acqua di buona qualità". A scandirlo è il geologo Fabio Tortorici, Presidente del Centro Studi del Consiglio Nazionale dei Geologi, intervistato dall'Adnkronos.
"Le maggiori riserve di acqua sono quelle sotterranee, si può prelevare acqua da pozzi profondi anche 100 metri e spingersi fino a 300 metri se c'è necessità di risorsa idrica" spiega il geologo, assicurando che "generalmente, escluse le aree ad alta densità industriale, la qualità dell'acqua in Italia è generalmente buona".
Per tutelare questo bene naturale, messo a rischio "dalla siccità e dall'azione antropica", tutti "i Comuni e gli Enti locali", indica Tortorici, "dovrebbero conoscere i pozzi autorizzati sul loro territorio e gestirli al meglio. Invece i censimenti sono vecchi ed a questo quadro si accompagna anche un elevato prelievo di acqua da pozzi abusivi". Ormai, tra la "dirompente azione dell'uomo e il cambiamento climatico in atto, non c'è più tempo da perdere". "O tuteliamo la nostra riserva idrica o entro dieci anni rischiamo il collasso" afferma secco il geologo.
"L'acqua -segnala Tortorici- viene prelevata anche da sorgenti superficiali, di buona qualità in alta montagna ma più soggette al rischio inquinamento se vicino ad industrie, allevamenti o reflui urbani, e da laghi e fiumi, cioè acque superficiali". Ebbene, osserva il geologo, "diventa indispensabile avere un quadro conoscitivo completo e chiaro delle nostre riserve di acqua: quanta ne abbiamo, quanta ne preleviamo e da dove".
La situazione dell'approvviggionamento idrico in Italia ha contorni in chiaro scuro. "Oggi -sottolinea Tortorici- si parla tanto di siccità perchè c'è un'emergenza a Roma, ma in molte regioni del Sud, come Sicilia o Calabria, un terzo dei Comuni costantemente non ha la stessa pressione di acqua nelle tubature nell'ambito delle 24 ore". "Il Sud -prosegue- è l'area italiana più soggetta a scarsità di piogge eppure, in questi stessi territori, ci sono esempi virtuosi ed esempi drammatici di gestione dell'acqua. Nella provincia di Enna, ad esempio, da 10 anni il 50% dei Comuni si sta dotando di nuove reti idriche, garantendo un grande risparmio sia di acqua che di elettricità per il trasporto della risorsa, a vantaggio anche economico del contribuente che paga la bolletta". Ma non è così ovunque.
Se l'esempio di Enna "dovrebbe essere esportato" in molte altre regioni, Tortorici segnala invece che, rimanendo sempre in Sicilia, "nel comune di Raddusa, in provincia di Catania, l'acqua arriva addirittura per non oltre due ore alla settimana". E, evidenzia il geologo, la bassa pressione "fa decadere la qualità dell'acqua", anche se, rimarca, "meglio distribuirla comunque che non erogarla affatto". "Dobbiamo dotarci di un censimento nazionale delle nostre riserve idriche autorizzate" ribadisce il geologo. Il problema, rileva, "è anche di carattere economico: sprecare acqua costa molto, si spreca elettricità e se non controlliamo le riserve a pagare sono i contribuenti".
Tortorici, infine, lancia un altro avvertimento. "Per studiare e prendersi curare del territorio servono i geologi eppure meno del 20% dei Comuni italiani ha un geologo in pianta organica". "Parliamo tanto di siccità, rischio idrogeologico, tutela dell'ambiente e del territorio ma senza geologi attivi nei Comuni è come voler curare un paziente in un ospedale senza medici" taglia corto.