Uber finisce ancora una volta nell'occhio del ciclone. Stavolta l'azienda di San Francisco, che fornisce trasporto automobilistico privato mettendo in collegamento passeggeri e autisti tramite un'app, è salita agli onori della cronaca per aver licenziato oltre 20 dipendenti in seguito a un'indagine interna su presunti casi di molestie sessuali, bullismo e ritorsioni.
Lo studio legale Perkins Coie LLP, che ha condotto l'inchiesta, ha esaminato oltre 250 denunce arrivate dalle risorse umane, e tra queste 100 istanze non sono risultate credibili. Secondo quanto segnalato su Twitter dalla società, 30 addetti sono in formazione, sette hanno ricevuto avvertimenti e 57 rimangono in fase di revisione.
L'inchiesta, scrive 'Bloomberg' è scattata a febbraio in seguito alla denuncia di Susan Fowler, ex ingegnere informatico di Uber che ha affermato di aver subito molestie da parte del suo supervisore tra il 2015 e il 2016. La donna ha accusato il dipartimento delle risorse umane di aver non aver ricevuto sostegno. Dopo la denuncia di Fowler ne sono seguite altre.