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Fisco, l'Irpef pesa sempre più su lavoratori e pensionati

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22 gennaio 2017 | 12.52
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L'Irpef pesa sempre più su lavoratori e pensionati. In 12 anni, dal 2003 al 2014, l'imposta pagata dalle due categorie è passata dal 75,59 all'80,94% con un incremento di 5,3 punti percentuali. Cala per contro il contributo di autonomi, reddito d'impresa e da partecipazione. E' quanto emerge dall'aggiornamento del rapporto sulla struttura dell'Irpef elaborato da Lef, Associazione per la legalità e l'equità fiscale anticipato dall'Adnkronos.

Lo studio evidenzia anche la complessità della nostra principale imposta, caratterizzata da una giungla di detrazioni e deduzioni e numerose situazioni paradossali che colpiscono i contribuenti a ridosso delle soglie di esenzione a partire da un esercito di circa 5 milioni di incapienti che non riescono a godere delle agevolazioni.

Tornando alla struttura dell'Irpef, lo studio evidenzia come nel periodo considerato il peso dell'imposta si sia spostato progressivamente sui redditi da lavoro e da pensione. Questi ultimi in particolare registrano un incremento costante passando dal 21,19% del 2003 al 26,47% del 2014 con una crescita di 5,28 punti percentuali a fronte di un aumento di 0,07 punti per i redditi di lavoro dipendente il cui contributo passa dal 54,40 al 54,47%.

Tutti gli altri redditi registrano invece un calo della loro incidenza: per gli autonomi si passa dal 6,34% del 2003 al 5,82 del 2014, per il reddito d'impresa si passa dal 4,61% del 2013 al 3,88 del 2014. Calo più marcato per i redditi da partecipazione che passano dal 6,40% del 2003 al 4,53 del 2014 e gli altri redditi che passano dal 7,06% del 2003 al 4,83 del 2014.

Ad avviso di Lef, l'Irpef oltre a pesare su dipendenti e pensionati si concentra sempre sui redditi medi: "Il peso maggiore dell'Irpef - si legge nel rapporto - grava sui contribuenti con reddito complessivo compreso tra 35.000 e 50.000 euro tassati con una aliquota media del 24,71% a fronte di una aliquota media complessiva del 19,51. La stessa progressività tende a concentrarsi sui redditi fra 10.000 e 50.000 euro, mentre si attenua per i redditi sopra i 50.000 euro".

Perciò, sottolinea Lef, non c’è solo un problema di armonizzare il carico fiscale, riconducendo alcune tipologie di reddito all’interno della progressività, ma c’è anche l’esigenza di distribuirlo meglio tra i contribuenti al crescere del reddito. "Per raggiungere tale obiettivo c’è necessità sia di ridurre le aliquote applicate agli scaglioni di reddito medio-bassi, aumentando contemporaneamente quelle applicate agli scaglioni relativi ai redditi medio-alti, sia di aumentare il numero di scaglioni per riportare alla progressiva linearità il crescere dell’imposta al crescere del reddito".

A determinare lo spostamento del peso dell'Irpef su pensionati e lavoro dipendente hanno contribuito da un lato l'uscita dal campo dell'imposta di alcune tipologie di reddito da capitale e parte dei redditi da fabbricati e dall'altro la costante diminuzione in tutto il periodo considerato del numero di soggetti che esercitano, come persona fisica o come partecipanti a società di persone, attività d’impresa, prevalentemente artigiani e commercianti. Questi soggetti si sono ridotti, rispetto al 2003, del 6,08%.

Occorre poi, suggerisce Lef, semplificare la determinazione della base imponibile. Nella nostra dichiarazione dei redditi tutte le tipologie di contribuenti possono usufruire di 80 agevolazioni tra deduzioni, detrazioni e crediti (nell’analogo modello di dichiarazione Usa, il 1040, sono poco più di 30 ed è il Paese economicamente confrontabile con il nostro che ne ha di più).

I documenti che comprovano queste 80 agevolazioni, oltre alla difficoltà di essere correttamente interpretati e verificati per essere validi, hanno originato, nell’anno d’imposta 2014, nonostante la loro parziale precompilazione da parte dell’Agenzia delle entrate, la movimentazione ed il trattamento (digitalizzazione e fotocopiatura) di circa 400 milioni di pezzi di carta. In aggiunta a tali complessità le detrazioni per familiari a carico e quelle da lavoro sono d’importo decrescente al crescere del reddito. Anche le detrazioni di questo tipo sono una peculiarità della nostra Irpef in quanto non esistono nell’Ifpef di nessuno dei Paesi economicamente confrontabili con il nostro. Esistono, inoltre, ben 6 tipologie di oneri detraibili con aliquota al 19%, 26%, 36%, 41%, 55% e 65%.

C’è anche da rilevare, spiega Lef, che le detrazioni decrescenti al crescere del reddito "provocano il fenomeno iniquo, per i contribuenti ai quali spettano, che le aliquote marginali previste dalla legge nei diversi scaglioni non corrispondono più a quelle effettive". Allo stesso modo l’azzeramento decrescente del credito d’imposta degli 80 euro mensili, erogato ai lavoratori dipendenti, provoca che nello scaglione di reddito fra 24.000 e 26.000 euro si applichi una aliquota per quella fetta di reddito del 75%; in pratica per ogni 100 euro in più sopra i 24.000 il contribuente ne intasca effettivamente solo 25 euro.

Inoltre poiché il credito è erogato dal sostituto di imposta, e può accadere che, in sede di dichiarazione, il reddito complessivo su cui è determinato può superare i limiti, inferiore e superiore previsti per la sua erogazione con la conseguenza che il contribuente deve restituire in tutto o in parte il credito. Nel 2014 oltre un quarto dei contribuenti che hanno usufruito del credito hanno regolarizzato la loro posizione in dichiarazione.

Il dipendente “fortunato”, infine, con un reddito annuale superiore ad 8.146 euro non solo non paga imposta ma riceve direttamente in busta paga dal suo datore di lavoro ben 960 euro in più; quello “sfortunato” con un reddito inferiore di un solo euro, 8.145 euro, si limita solo a non pagare imposta.

Accanto alle piccole incongruenze che si realizzano a ridosso delle soglie di esenzione vi è poi il fenomeno degli incapienti. Ormai oltre 5 milioni di contribuenti non possono detrarre/dedurre, per assenza d’imposta da pagare, in tutto o in parte, detrazioni da lavoro e per familiari a carico e oneri deducibili/detraibili per spese personali per un importo complessivo pari a circa 10 miliardi d’imposta.

Il fisco, osserva Lef, non sembra lo strumento più equo per trasferire denaro alle famiglie che ne hanno più bisogno. Lo stesso credito degli 80 euro mensili per i lavoratori dipendenti, pur trattandosi d’un trasferimento diretto in denaro, presenta notevoli limiti di equità per le soglie e per il fatto che molti contribuenti sono costretti a restituirlo o a richiederlo in tutto o in parte in dichiarazione, ricevendo materialmente questi soldi più di un anno dopo.

Sarebbe, quindi, auspicabile - sottolinea Lef - trasformare tutte le agevolazioni fiscali con finalità sociale, ad iniziare da quelle a supporto della famiglia, in trasferimenti diretti di denaro.

Nella tabella che segue riportiamo l'ammontare dell'Irpef per anno d'imposta e tipo di reddito. Gli importi sono in miliardi di euro.

anno.....lavoro.....pensioni....autonomi...impresa..partecipaz....altri

2003......64,8........25,2...........7,5............5,5.........7,6..........8,4

2004......68,8........27,6...........7,6............5,7.........7,7..........6,3

2005......69,7........28,0...........7,8............5.6.........7,6..........6.4

2006......75,0........29,6...........8,7............6,7.........8,9..........7,5

2007......77,7........29,7...........9,4............7,3.........9,5..........8,6

2008......81,8........32,1...........9,1............6,3.........8,6..........8,0

2009......80,7........34,2...........9,0............5,8.........7,8..........8,8

2010......81,5........35,6...........9,2............5,9.........7,9..........9,1

2011......83,0........37,3...........9,2............5,9.........7,7..........8,8

2012......84,0........38,2...........9,2............5,9.........7,2..........7,4

2013......83,6........39,3...........8,9............5,7.........6,8..........7,4

2014......81,5........39,5...........8,7............5,8.........6,8..........8,6

Nella tabella che segue riportiamo la distribuzione percentuale dell'Irpf per tipo di reddito e anno d'imposta.

anno.....lavoro.....pensioni....autonomi...impresa..partecipaz....altri

2003....54,40%....21,19%.....6,34%......4,61%......6,40%....7,06%

2004....55,50%....22,27%.....6,17%......4,67%......6,26%....5,12%

2005....55,60%....22,35%.....6,24%......4,54%......6,10%....5,16%

2006....54,91%....21,66%.....6,42%......4,93%......6,54%.....5,54%

2007....54,61%....20,89%.....6,60%......5,13%......6,69%.....6,07%

2008....55,98%....22,02%.....6,25%......4,33%......5,91%......5,51%

2009....55,10%....23,37%.....6,18%......3,96%......5,36%......6,03%

2010....54,54%....23,88%.....6,17%......3,97%......5,31%......6,13%

2011....54,57%....24,54%.....6,08%......3,92%......5,09%......5,82%

2012....55,21%....25,11%.....6,08%......3,92%......4,77%......4,91%

2013....54,99%....25,90%.....5,87%......3,80%......4,52%......4,92%

2014....54,47%....26,47%.....5,82%......3,88%......4,53%......4,83%

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