Con l’industria del freddo nella nuova zona portuale che aprirà nel 2016, il cementificio Gedem la cui produttività è in continua crescita e con il rilancio turistico della città vecchia, Massaua punta a diventare l’hub commerciale di riferimento per l’intero Corno d’Africa e la città a maggiore sviluppo economico dell’Eritrea. Il governo di Asmara ha già avviato gli investimenti per la parte infrastrutturale, soprattutto con lo sviluppo del porto nuovo e dei sistemi logistici connessi, in modo da attrarre ora gli investitori internazionali.
“Con la Cina abbiamo già sviluppato partnership commerciali importanti – ha detto all’Adnkronos l’ingegner Musse, responsabile della neonata zona di libero scambio costruita all’interno del porto nuovo di Massaua – con loro abbiamo costruito tutta la parte destinata all’industria del freddo che ha un alto valore strategico visto che consentirà all’Eritrea e ad altri paesi del Corno d’Africa di avere un ottimo accesso alle vie commerciali marittime sia per l’oriente che per l’Europa. Attraverso questo hub miglioreremo tutto il nostro export a cominciare dalla produzioni di frutta e cereali”.
L’ingegnere Dawiet, responsabile delle attività portuali, invece ci spiega come cambierà tutta l’infrastruttura portuale: “Lasceremo il porto vecchio a servizio del centro storico di Massaua, perché questa parte avrà una sua nuova vocazione turistica e perché questa sarà la zona di partenza per le splendide isole Dahlak. L’area portuale nuova, che ultimeremo nel corso del 2016, invece sarà messa a servizio dell’industria del freddo e ai reparti di spedizione in primo luogo dei prodotti minerari provenienti dalla miniera di Bisha”.
In termini industriali per il rilancio di Massaua un ruolo importante lo riveste anche il cementificio Gedem, posto all’estremità sud del golfo su cui affaccia la città, a una decina di chilometri dal centro. Un impianto moderno, gestito da personale qualificato eritreo con macchinari ancora una volta cinesi. Gedem è il più grande impianto del paese ed ha un alto valore strategico perché è la prima fonte di approvvigionamento di cemento per tutti i lavori (in primo luogo strade, dighe e case) che il governo di Isaias Afewerki ha avviato e sta portando a compimento.
Vista la crescita delle attività edilizie in Eritrea, Gedem è azienda in forte sviluppo ed è uno di quei plessi su cui investitori internazionali potrebbero utilmente intervenire sul modello già sperimentato con successo nella Miniera di Bisha, la più grande area estrattive del paese, dove il Governo di Asmara ha chiuso un accordo con i canadesi di Nevsun, lasciando loro il 60 per cento del capitale sociale e il controllo delle attività.
Ma il vero fiore nell’occhiello di Massaua è la città vecchia. Gli edifici sono di rara bellezza. Nonostante i segni del tempo ed i bombardamenti etiopici il centro ha mantenuto intatto il suo fascino. Splendono le architetture italiane di quelle che un tempo furono la sede della Banca d’Italia, il Palazzo del Governatore o alberghi come il Grand Hotel Torino. La si può girare in tutta tranquillità e ammirarne il fascino decadente, scoprendo praticamente dappertutto i segni della presenza di grandi architetti italiani.
“Raccontate al mondo quanto l’Eritrea sia un posto bello e sicuro”, ci dice con orgoglio il Governatore dell’area, una giovane donna che emana grande energia. Il progetto è di recuperare tutti i palazzi storici di Massaua e di riportarli agli antichi splendori. Questo perché nel progetto di rilancio turistico del paese questa città riveste un ruolo chiave per il suo fascino intrinseco e per la sua posizione geografica che le consente di essere la porta di accesso alle isole Dahlak, un arcipelago incontaminato ancora tutto da scoprire.
“Sono isole meravigliose piazzate nel mezzo del mar rosso – ci spiega Marilena Dolci, responsabile di Eritrea Live, un sito indipendente che è il riferimento degli eritrei d’Italia e che racconta i cambiamenti di un paese in marcia verso la normalità – li è ancora tutto da fare. Il più grande albergo di Massaua è già di un italiano. Ma alle Dahlak è tutto da sviluppare. Per chi ha voglia d’investire in mete nuove qui ci sono delle opportunità da cogliere”.