Intreccia insieme la lotta sul contratto dei metalmeccanici, quella contro una legge di stabilità "sbagliata", quella contro una riforma della scuola "inaccettabile" e scende in piazza con il 'popolo' di Coalizione Sociale allargando il fronte del no alla manovra del governo e a quella degli industriali. E' la Fiom di Maurizio Landini a preparare così l'appuntamento del 21 novembre prossimo a Roma in cui le tute blu sfileranno assieme a movimenti e associazioni per "unificare le voci di un mondo del lavoro diviso dal governo" e contrastare "una manovra regressiva, che non riduce le diseguaglianze e non mette in discussione i vincoli Ue".
Una mobilitazione "innovativa" come "è inedita la fase che stiamo vivendo", spiega Landini, "in cui l'azione sindacale classica non può trovare spazio" ma che comunque, assicura, "ha trovato l'appoggio e il sostegno del direttivo della Cgil".
In gioco, d'altra parte, non c'è più la singola questione ma complessivamente "un nuovo modello sociale" che si intravede chiaramente nella volontà di Federmeccanica di 'imbrigliare' il contratto nazionale e in quella dell'esecutivo che continua a perseguire politiche di "occupazione senza qualità, e di leggi come il Jobs Act che segnano regressioni dei diritti inaccettabile". Per questo agli industriali meccanici la Fiom si appresta a chiedere la contrattazione annua del salario per tutti i metalmeccanici con aumenti medi del 3% rigettando duramente la linea di Federmeccanica di legare l'incremento delle buste paga esclusivamente alla produttività.
Sui diritti, infatti, la Fiom ribadisce la sfida a Federmeccanica ma sopratutto al governo. E se agli imprenditori si appresta a chiedere l'inserimento del testo unico sulla rappresentanza e dei suoi effetti nel contratto nazionale, per 'blindare' il peso dei sindacati e affidare al voto certificato di tutti i lavoratori la validazione degli accordi, al governo rinnova le critiche su un possibile intervento sul salario minimo annunciando come a breve vedrà la luce il Nuovo Statuto dei lavoratori, targato Cgil, e la possibilità di referendum abrogativi di alcune delle norme più dure del Jobs Act.
La mobilitazione del 21, dallo slogan esplicito "Unions, per giuste cause" servirà dunque anche rinnovare il no ad una politica fiscale sbilanciata sulle imprese e iniqua, "si deve invece procedere con una patrimoniale", dice ancora Landini; la richiesta di abbassare l'età pensionabile rimettendo mano, per le giovani generazioni, al calcolo contributivo "che li consegnerebbe alla povertà"; la richiesta del diritto ad una scuola pubblica, il diritto alla salute, al lavoro e al reddito. Anche Rifondazione Comunista sarà presente: "condividiamo tutta l’urgenza e la necessità di rimettere in campo una forte opposizione alle politiche di destra del governo Renzi", spiega Paolo Ferrero annunciando l'adesione del suo partito.