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Expo: primi effetti su Dop e Igp ma non è boom/Adnkronos

Expo: primi effetti su Dop e Igp ma non è boom/Adnkronos
04 ottobre 2015 | 15.29
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I campioni del made in Italy agroalimentare, dal Prosciutto di Parma al Grana Padano, dall'Aceto balsamico di Modena al Parmigiano Reggiano, 276 tra Dop e Igp, per non parlare dei vini Doc e Docg, in tutto circa 800 prodotti a denominazione di origine, godono di un "effetto" Expo? La domanda è stata rivolta dall'Adnkronos ad alcuni operatori del settore, in particolare a chi utilizza i prodotti di qualità, come i ristoratori e a chi li promuove e tutela, in Italia e all'estero, come i consorzi.

Anche se è presto per tirare un bilancio e l'atteso boom, fino ad oggi, non c'è stato, segnali positivi si cominciano a percepire e non solo per i marchi con il bollino europeo, ma anche per tanti alimenti di qualità riconoscibili e apprezzati ovunque. "L’attenzione alle produzioni a marchio continua a crescere in linea con l’affermazione di una ristorazione di qualità sempre più collegata al territorio. Il successo di Expo non può che aiutare, continua la crescita di attenzione alle produzioni a marchio in linea con l’affermazione di una ristorazione di qualità sempre più collegata al territorio" dichiara all'Adnkronos Luciano Sbraga, direttore dell'ufficio studi della Fipe- Confcommercio.

"Ma non è ancora possibile quantificarne l’impulso in termini di quantità e fatturato - prosegue Sbraga - e gli effetti si vedranno sul medio e sul lungo termine a partire dal vino" dichiara sottolineando che la tendenza riguarda non solo i prodotti Dop, Igp e i vini Doc, Docg e Igt (che vengono denominati nelle Dop e Igp a livello europeo) ma anche tanti alimenti di qualità non necessariamente regolati da un disciplinare, produzioni di nicchia come formaggi, salumi, vini e olii di oliva. La ristorazione "utilizza produzioni agro-alimentari per un valore di circa 20 miliardi di euro complessivamente - prosegue Sbraga - di questi 2,5 miliardi di euro sono produzioni a marchio Dop e Igp, prevalentemente vino (65%), mentre il restante 35% si divide tra formaggi, salumi e olio di oliva extravergine".

Aicig, impatto diretto non ancora quantificabileSe qualche segnale positivo si intravede, tuttavia si guarda in prospettiva, ad un orizzonte futuro. Quello che si riscontra è una maggiore sensibilità al consumo e all’acquisto del cibo di qualità, anche all’estero, dove i nostri campioni sono assediati dai falsi, dal cosiddetto Italian sounding. E la conferma arriva dall'osservatorio dell'associazione dei consorzi di tutela. "L’Expo agevola quei prodotti che hanno qualcosa da raccontare, sistema di controlli e certificazione avanzata - afferma Pier Maria Saccani, segretario generale dell'Aicig - l'esposizione ha dato grosso impulso a parlare di cibo sotto diversi spunti, i prodotti Dop e Igp (che hanno maggiori legami con il territorio, e un sistema di controlli più efficace) hanno beneficiato e beneficeranno di questa attenzione. Ad oggi però è impossibile quantificare un impatto diretto", in termini di vendite e consumi.D'altra parte per le denominazioni d'origine il trend di crescita delle esportazioni in valore, è stato molto significativo negli ultimi anni, molto prima dell'Expo: dal 2004 al 2013 (ultimi dati disponibili e forniti da Ismea) c'è stato infatti un aumento del 180% dell'export. E nei primi sette mesi del 2015 l'export agroalimentare continua la sua corsa superando quota 21 miliardi di euro. Un risultato straordinario che esprime tutta la forza di questo settore. Siamo in linea con il nostro obiettivo di raggiungere i 50 miliardi nel 2020 e 36 miliardi entro l’anno" ha dichiarato il ministro Maurizio Martina che commentando i dati Istat ha evidenziato come "la spinta di Expo nei tre mesi da maggio a luglio è evidente, soprattutto su alcuni mercati strategici".

ma aiuta anche cambio euro/dollaro e prezzi petrolio bassi

Ma le buone performances di questo settore sono riconducibili anche ad altri fattori, in particolare in America il cambio favorevole euro/dollaro ci avvantaggia molto, su un mercato dove già i nostri vini sono molto apprezzati e qualche chances va colta anche dalla congiuntura del prezzo del petrolio, mai stato così basso, che incide sui costi di produzione abbassandoli notevolmente.La crisi però ha inciso pesantemente sul rallentamento dei consumi interni, che hanno fatto da contrappeso alla crescita dell'export, il valore della domanda interna di Dop e Igp segna il passo con 9 miliardi di euro. Di "effetto Expo" si comincia a parlare anche nell'ambito del progetto "Ospitalità italiana" che dà un bollino di garanzia ai ristoranti italiani, 1.700 all'estero e oltre 3.500 in Italia quelli che vi aderiscono. Il progetto, nato dalla collaborazione del Mipaaf con i Beni culturali, lo Sviluppo economico e gli Affari esteri, con le Camere di commercio all’estero, rappresenta un buon ‘termometro’ della situazione perché per far parte di questa rete (che vanta numeri record a New York e Los Angeles, con oltre 100 locali in ognuna delle due metropoli), bisogna rispettare un decalogo che va dai piatti tipici italiani in menu, a una carta dei vini che deve comprendere un'alta percentuale di etichette italiane Doc. Ma richiami al 'tricolore' devono essere espliciti anche nell'arredamento, nelle tovaglie, insomma in ogni particolare che dia carattere di distintività. Un sistema importante per educare i clienti a riconoscere i prodotti Dop e Igp, monitorato in Italia dalle associazioni agricole, Federalimentare e dalla Fipe.

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