Nel secondo anniversario dalla strage di Rana Plaza in Bangladesh dove morirono 1133 operai del tessile, torna il Fashion Revolution Day. Per aderire basta scattarsi una foto con l’etichetta dei vestiti bene in vista e condividerla con l’hashtag #WhoMadeMyClothes
Scattarsi una foto con l’etichetta dei vestiti bene in vista e condividerla attraverso i social media con l’hashtag #WhoMadeMyClothes. E' l'iniziativa lanciata ques'anno in occasione del Fashion Revolution Day.
Nel secondo anniversario della strage di Rana Plaza a Dhaka, in Bangladesh, dove nel 2013 hanno perso la vita 1133 operai del tessile, torna infatti, venerdì 24 aprile, la campagna internazionale per una moda etica con filiere trasparenti e giuste.
"Fashion Revolution Day vuole essere il primo passo per la presa di coscienza di ciò che significa acquistare un capo d'abbigliamento, verso un futuro più etico e sostenibile per l’industria della moda, nel rispetto delle persone e dell’ambiente – commenta Marina Spadafora, direttrice creativa di Auteurs du Monde, la linea di moda etica di Altromercato, e coordinatrice del Fashion Revolution Day in Italia. – Scegliere cosa acquistiamo può creare il mondo che vogliamo: ognuno di noi ha il potere di cambiare le cose per il meglio e ogni momento è buono per iniziare a farlo”.
Alla campagna hanno già aderito, tra gli altri, il maestro Bernardo Bertolucci, il creativo Elio Fiorucci, il musicista Saturnino Celani, l’artista/attrice Domiziana Giordano, l’attore e regista Giampiero Judica, il tenore Noah Steward, il filmmaker Jordan Stone facendosi ritrarre con gli abiti al contrario.