E' il decreto del ministro del lavoro, Giuliano Poletti, a dare così attuazione alle norme varate nel 2014 con il dl sulla semplificazione. Una sorta di 'nuovo servizio civile' per lavori di utilità sociale a favore della comunità di appartenenza.
Tutti i lavoratori che beneficiano di un sostegno al reddito, dalla cassa integrazione all'indennità di disoccupazione, potranno, dal prossimo febbraio, svolgere "volontariamente" un lavoro di utilità sociale in favore della propria comunità di appartenenza. Entra nel vivo, così, con la registrazione da parte della Corte dei Conti del decreto ministeriale ad hoc, quanto previsto nel 2014 dal dl semplificazione con cui il governo avvia, di fatto, la prima forma di politica attiva sul lavoro che prevede una sorta di 'scambio' tra il sostegno devoluto al lavoratore e la 'restituzione' fornita sotto forma di attività sociale.
Il ''neo-lavoratore', infatti, non verrà retribuito ma soltanto 'assicurato' dall'Inail. I fondi previsti allo scopo già sono stati stanziati: 4,9 mln nel 2015 e altrettanti nel 2016 con cui assicurare annualmente l'apporto di circa 18 mila persone l'anno per un totale di 4,9 milioni di giornate di lavoro. Ed oggi il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, unitamente all'Anci, ha firmato un Protocollo d'intesa con il Forum nazionale del terzo settore per l'attuazione di iniziative sperimentali finalizzate ad ampliare la rete di iniziative con cui sviluppare questa forma di volontariato. Cinque essenzialmente i campi nei quali l'esperienza del Terzo settore è maggiore e per i quali è prevedibile che sia convogliata la nuova 'forza-lavoro' in quel che assomiglia ad un nuovo 'servizio civile': la tutela e cura dei beni paesaggistici; i servizi soci-assistenziali; socio-sanitari e quelli in campo educativo. I risultati, al termine della sperimentazione, saranno monitorati attentamente dal ministero del Lavoro che sta comunque lavorando all'idea di trasformare il volontariato in un obbligo legato all'erogazione di un sostegno al reddito.
Ma il monitoraggio è finalizzato anche ad evitare che questi nuovi 'lavoratori' finiscano per 'sostituire' lavoratori veri e propri. "E' una preoccupazione presente e legittima", spiega il ministro Giuliano Poletti convinto però anche del fatto che le iniziative messe in campo mireranno per lo più ad interventi in aree "sguarnite", a secco di mano d'opera, e dunque poco 'competitivie' in questo senso.
Quello che è certo, e che Poletti precisa, è che "non si tratterà di nuovi Lsu", quei lavoratori socialmente utili creati dal governo negli anni '90 per cercare di utilizzare, a tempo determinato, i lavoratori espulsi dalle medie e grandi imprese ai quali veniva erogata la Cigs poi trasformatisi negli anni di fatto in un grande bacino di precarietà. E il 'claim' pensato e presto utilizzato da Comuni e Terzo settore per promuovere l'inziativa, sintetizza la filosofia di base: #diamociunamano. "E' un bene che chi vive un momento di difficoltà sul lavoro non stia a casa ad aspettare. Ed è uno scambio:noi ci impegnamo a darti il sussidio tu ci dai una mano. In questo attivarsi, tra l'altro, al lavoratore potrebbero aprirsi altre opportunità", aggiunge.