E' improbabile che il Paese esca dall'euro, ma se ciò accadesse potrebbe portare nel lungo termine a tassi di crescita superiori rispetto ai paesi della moneta unica. E' quanto sostiene un rapporto dell'agenzia di rating
E' improbabile che la Grecia esca dall'euro, ma se ciò accadesse potrebbe portare nel lungo termine a tassi di crescita superiori rispetto ai Paesi della moneta unica. Un rapporto dell'agenzia di rating Moody's redatto dall'analista Colin Ellis rompe il tabù più temuto dai leader della zona euro e dalla troika Ue-Bce-Fmi, in vista delle elezioni del 25 gennaio che vedono in crescita nei sondaggi la sinistra estrema e anti-Ue di Alexis Tsipras.
"La probabilità di un'uscita della Grecia dall'euro è ancora più bassa di quanto non fosse all'apice della crisi nel 2012 e resta un'ipotesi relativamente improbabile" si legge in un rapporto dell'agenzia Usa. "Per contro - si sottolinea nel rapporto - in caso di un'uscita della Grecia dall'euro, l'economia ellenica probabilmente accuserebbe gravi danni economici nel breve termine" ma "nel lungo periodo la crescita economica conseguente ad un'uscita dall'euro potrebbe essere superiore a quella dei Paesi che sono rimasti nell'euro, i quali potrebbero, a loro volta, essere spinti a discussioni su ulteriori fuoriuscite dalla moneta unica".
Ma la Finlandia 'gela' le speranze della Grecia di ottenere dai partner europei la cancellazione di parte del suo enorme debito. Il premier finlandese Alex Stubb spiega in un'intervista al Financial Times che di fronte a una simile richiesta da parte del futuro governo di Atene da Helsinki arriverebbe un "forte no alla cancellazione dei prestiti". Stubb preannuncia che la posizione del suo Paese, in proposito, "resterebbe dura: non vogliamo influenzare le elezioni", anticipate del 25 gennaio, "ma penso che sia giusto dire a greci e finlandesi che alcune delle affermazioni e delle idee dei partiti greci sono semplicemente inaccettabili per il mio Paese" che "ha già dato prova di grande solidarietà in questa situazione difficile". Secondo Stubb, l'idea che Atene "cancelli i debiti o blocchi l'attuale programma è impossibile dal punto di vista sia da punto di vista economico che politico per un paese come la Finlandia che a sua volta sta lottando" contro le conseguenze della crisi.