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Iacovone (Ey): "Serve nuovo modello sanità"

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21 giugno 2019 | 18.37
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"Oggi la sanità pubblica è pressata tra la necessità di contenere la spesa e quella di far fronte a una domanda di salute crescente. Abbiamo stimato che nei prossimi anni la spesa sanitaria complessiva crescerà a un tasso annuo del 2,2%". Lo ha affermato Donato Iacovone, Amministratore delegato di Ernst & Young Italia e Managing partner dell’area Mediterranea, in occasione del convegno 'Healthytude. Un nuovo concetto di salute', nell'ambito di Healthytude, prima settimana milanese dedicata alla salute e al benessere, ideata da Campus Fandango Club ed EY e sostenuta dal Gruppo San Donato.

"In particolare, nel 2024, la spesa pubblica raggiungerà i 124 miliardi di euro, con un incremento annuo dell’1,3%, mentre la spesa privata aumenterà del 4,4% arrivando a toccare i 56 miliardi, di cui 50 di solventi, 4 di assicurazioni private e 2 di fondi sanitari integrativi. Il settore della salute e del benessere - continua Iacovone in una nota - si trova ad affrontare nuove importanti sfide. Occorre quindi un nuovo modello di salute che faciliti la collaborazione tra tutti gli attori dell’ecosistema e migliori la qualità della salute in modo sostenibile e accessibile, facendo leva sul potenziale dei dati e delle nuove tecnologie, con la persona e il suo benessere al centro".

Ormai le persone hanno un ruolo sempre più attivo nel gestire la propria salute e prevenire le patologie, adottando comportamenti sani in tema di nutrizione ed esercizio fisco e monitorando il proprio stato, supportati dagli strumenti tecnologici. L’uso delle tecnologie consente, inoltre, la raccolta di dati che possono essere analizzati per migliorare le modalità di prevenzione, diagnosi e cura. Oggi un italiano su due monitora i propri progressi sportivi con tecnologie wearable e applicazioni smartphone. Nel 2017 l’investimento italiano in sanità digitale è stato pari a 1,3 miliardi di euro, ricordano da Ernest & Young.

L'invecchiamento della popolazione incide, oltre che sul sistema sanitario e previdenziale, anche sul modello di organizzazione del lavoro. Si stima che in Italia l’età media della popolazione abbia raggiunto i 44,9 anni nel 2017 e che possa salire fino a 50,2 anni nel 2061. In alcuni settori, come la Pubblica amministrazione e le grandi aziende, l’età media dei lavoratori è già ben al di sopra dei 50 anni. Allo stesso tempo diminuisce la popolazione in età da lavoro: si prevede che in Italia nel 2040, le persone in età lavorativa saranno 31,5 milioni, in calo di 5 milioni rispetto ad oggi.

Questa situazione ha un impatto sulla produttività. In Italia il cosiddetto dividendo demografico, cioè il contributo alla crescita economica fornito dall’aumento della popolazione attiva, è già divenuto negativo a partire dagli anni ’90 e, a condizioni invariate, non tornerà positivo prima del decennio 2051- 2060. "Per rendere più sostenibili le conseguenze di una popolazione più anziana, sono possibili alcune risposte. In primo luogo, lavorare più a lungo e meglio", suggeriscono i promotori dell'incontro. In secondo luogo, "lavorare di più tutti". Oggi, in Italia, il tasso di occupazione femminile è inferiore del 14,3% rispetto alla media Ue, mentre quello di occupazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni è più basso del 17,9%. Infine, "occorre studiare di più: i tassi di attività e occupazione sono strutturalmente più elevati tra i gruppi con più elevato livello d’istruzione", concludono.

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