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"Sanità al collasso: 25 miliardi di sprechi nel 2015", l'allarme di Gimbe

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04 marzo 2017 | 12.41
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In sanità sono stati sprecati 24,73 miliardi di euro nel 2015: circa il 22% della spesa totale, pari a 112,4 mld. Risorse sottratte ai servizi essenziali, che "rischiano di portare il sistema sanitario a sgretolarsi senza vedere garantito il diritto alla salute dei cittadini". E' l'allarme lanciato dal presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, in apertura della XII Conferenza nazionale Gimbe, che riunisce a Bologna oltre 600 partecipanti da tutta Italia, in rappresentanza di tutte le professioni sanitarie.

Le voci che hanno gravato di più sugli sprechi sono il sovrautilizzo di interventi sanitari inefficaci o inappropriati, per 7,42 miliardi (30%). A cui si aggiungono frodi e abusi, per circa 5 mld (20%). Inoltre, dai dati della Fondazione Gimbe emerge che il sottoutilizzo delle prestazioni ha bruciato 3,46 miliardi di euro (14%), mentre per acquisti a costi eccessivi si sono sprecati 3,21 mld (13%). L'inadeguato coordinamento dell'assistenza ha poi 'mangiato' 2,97 mld (12%) e la burocrazia amministrativa 2,72 mld (11%).

"Il rapporto Ocse del gennaio 2017 ha confermato che in sanità 2 euro su 10 vengono sprecati. Le responsabilità ricadono su tutti gli stakeholders che devono impegnarsi a recuperarli", ha spiegato Cartabellotta, per il quale "non esiste alcun piano occulto di smantellamento del Servizio sanitario nazionale - ha precisato - ma nemmeno un programma esplicito per difendere un modello equo e universalistico di sanità pubblica da conseguire nelle future generazioni".

Il rapporto Gimbe sulla sostenibilità del Servizio sanitario nazionale 2016-2025 stima che nel 2025 al Ssn serviranno 200 miliardi di euro come spesa sanitaria totale pubblica e privata. Cifra da cui restano fuori assistenza familiare e servizi di badantato, partecipazione alle spese sociali, mancato reddito dei caregiver, oltre agli investimenti straordinari per l'edilizia sanitaria. Per questo serve un intervento "strategico: le risorse che possono essere recuperate tramite finanziamento pubblico e spesa privata - ha concluso Cartabellotta - sono nettamente minori rispetto a quelle che si possono recuperare dalla riduzione degli sprechi".

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