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Difterite, che cos'è e come difendersi

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18 novembre 2016 | 19.04
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Ha fatto la sua comparsa, dopo 30 anni di assenza, in Spagna nel 2015 e poi in Belgio quest'anno, colpendo due bimbi che hanno poi perso la vita. E ora la difterite è presente anche in Italia. "Lo sappiamo perché si è verificato un primo caso di nodulo difterico, spia di un contatto con il batterio che non si è evoluto nella malattia, perché il microrganismo è stato contrastato dal sistema immunitario" del paziente, come ha spiegato all'Adnkronos Salute il presidente dell'Istituto superiore di sanità, Walter Ricciardi, che ne ha parlato intervenendo al Congresso di pediatria a Firenze.

"La difterite è una malattia infettiva acuta provocata dal batterio Corynebacterium diphtheriae. Una volta entrato nel nostro organismo, questo agente infettivo rilascia una tossina che può danneggiare, o addirittura distruggere, organi e tessuti. Gli organi coinvolti variano a seconda del tipo di batterio: il più diffuso colpisce la gola, il naso e talvolta le tonsille, mentre un altro tipo, presente soprattutto nelle zone tropicali, provoca ulcere della pelle. Più raramente, l’infezione coinvolge la vagina o la congiuntiva", ricorda EpiCentro, il portale dell'Istituto superiore di sanità (Iss).

Per quanto possa colpire a qualsiasi età, la difterite riguarda essenzialmente i bambini non vaccinati. Nei Paesi con clima temperato, si diffonde durante i mesi invernali. La difterite si trasmette per contatto diretto con una persona infetta o, più raramente, con oggetti contaminati da secrezioni delle lesioni di un paziente. In passato, anche il latte non pastorizzato ha rappresentato un veicolo di infezione. Il periodo di incubazione dura da due a cinque giorni.

Quando l’infezione riguarda l’apparato orofaringeo, i primi sintomi sono mal di gola, perdita dell’appetito e febbre leggera. Entro due o tre giorni, sulla superficie delle tonsille e della gola si forma una caratteristica membrana grigiastra, dai margini infiammati. Talvolta queste lesioni possono sanguinare e assumere un colore verdastro o nero. Altri sintomi associati all’infezione possono essere "gonfiore del collo e ostruzione delle vie respiratorie".

Generalmente la malattia "ha un decorso benigno, ma in alcuni casi possono insorgere complicanze gravi a livello cardiaco: aritmie, con rischio di arresto cardiaco, miocardite, insufficienza cardiaca progressiva". La difterite, prosegue l'Iss, va sospettata nella diagnosi differenziale nelle seguenti patologie: faringiti batteriche e virali, mononucleosi infettiva, sifilide orale, candidosi, angina di Vincent. La diagnosi viene confermata dall’esame batteriologico delle lesioni.

Chi sviluppa la malattia va trattato immediatamente con l’antitossina e antibiotici (eritromicina o penicillina), quindi messo in isolamento per evitare che contagi altre persone. In genere, già dopo due giorni di terapia, il paziente non è più contagioso. La strategia più efficace contro la difterite resta la vaccinazione preventiva. Disponibile fin dal 1920, il vaccino antidifterico contiene la tossina batterica, trattata in modo da non essere più tossica per l’organismo, ma comunque in grado di stimolare la produzione di anticorpi protettivi da parte del sistema immunitario.

Solitamente, il vaccino antidifterico viene somministrato in combinazione con quello contro il tetano e contro la pertosse. Inoltre, oggi si tende a vaccinare i nuovi nati con il vaccino esavalente, che protegge anche contro la poliomielite, l’epatite virale B e le infezioni invasive da Haemophilus influenzae B. Il vaccino è consigliato a: tutti i bambini nel primo anno di vita; tutti gli adulti non vaccinati; i viaggiatori che si recano nelle zone dove la malattia è endemica. Il ciclo di base del vaccino è costituito da tre dosi, da praticare al terzo, quinto e dodicesimo mese di vita del bambino. Successivamente vengono eseguite due dosi di richiamo, all’età di 6 e 14 anni. A ciclo ultimato, la vaccinazione antidifterica conferisce una protezione pressoché totale. Per conservare una buona immunità, si possono fare ulteriori richiami ogni dieci anni.

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