Ha subito uno choc devastante. E la reazione di 'stupore calmo' che sta commuovendo tutti "è purtroppo una 'normale' conseguenza: è una forma di 'morte dell'anima', non si riesce a provare emozione. La sua anima rimarrà ferita e i flashback di questa esperienza torneranno tutta la vita senza una psicoterapia adeguata". Melita Ricciardi, psicologa dell'emergenza che in questi anni si è spesso occupata dei minori sbarcati a Lampedusa, prova a spiegare ciò che le immagini del bambino di Aleppo, seduto in un'ambulanza dopo essere scampato al bombardamento, ci dicono di lui sul piano psicologico.
Il piccolo Omran, appena estratto dalle macerie ferito e imbiancato dalla polvere, "ha il tipico viso da choc - dice all'AdnKronos Salute la psicologa - Non riesce a provare emozione. La sua reazione è di totale distacco emotivo. In questi casi, infatti, può esserci una fase catatonica o una fase di totale incoscienza, in cui non si percepisce il pericolo. Per i bambini la paura, legata al fatto di non avere più protezione e sicurezza, porta più facilmente a questa sorta di 'anestesia'. Il piccolo di Aleppo non ha chiaramente vicini i genitori, o comunque le sue figure di riferimento. Ha una ferita psicologia profonda, una morte dell'anima appunto, con segni che rimarranno per sempre".
La 'riabilitazione', la possibile cura "non è facile - osserva Ricciardi - Il bambino ha bisogno di trovare punti di riferimento. Un 'contenitore affettivo' in grado di dare sicurezza, un contesto protettivo può aiutarlo: offrire quella carica emotiva che gli consenta di pensare che gli esseri umani non ti rifiutano, non ti uccidono, non ti respingono come invece la sua esperienza gli suggerisce".
I bombardamenti sono "come abusi", continua l'esperta. I flashback di questa esperienza sono destinati ad accompagnare Omran tutta la vita, "con gravi conseguenze da adulto, se non sarà sottoposto a psicoterapie adeguate". I 'bambini della guerra', comunque, per quanto profondamente feriti da disturbi post traumatici hanno a volte risorse impensate. Il piccolo, soprattutto se gli sarà offerto un contesto affettivo in grado di aiutarlo, "può sviluppare una migliore resilienza (la capacità di adattarsi ad eventi traumatici in maniera positiva), come accade molte volte in questi bambini che vivono esperienze drammatiche", conclude la psicologa.