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Vaccini: disinformazione e paure, 33% genitori li ritiene più pericolosi di malattie

(Infophoto)
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25 settembre 2015 | 15.40
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Vaccini sul banco degli imputati: hanno salvato milioni di vite, ma oggi fanno paura. I genitori li guardano con sospetto, bombardati da una disinformazione dilagante soprattutto sul web, che alimenta la preoccupazione per gli effetti dell'iniezione sui più piccoli. Tanto che il 33% ritiene i vaccini più pericolosi delle malattie che prevengono, rispetto a un 25,4% di mamme e papà che pensano l'opposto e a un 36,6% secondo cui dipende dai vaccini e dalle patologie. Sono i dati, preoccupanti, che emergono dall'indagine presentata al congresso nazionale di Paidòss, l'Osservatorio nazionale sulla salute dell'infanzia e dell'adolescenza, in corso a Lecce.

La ricerca, condotta da Datanalysis, ha coinvolto 1.000 genitori di bambini fino a 6 anni d'età, intervistati fra maggio e giugno di quest'anno, per indagare la percezione nei confronti dei vaccini dopo i fatti di cronaca come il ritiro di un antinfluenzale per ipotizzati eventi avversi e le sentenze sul legame con l'autismo. Fatti poi smentiti dalle analisi scientifiche, ma che hanno lasciato il segno.

Il 40% dei genitori ha avuto notizia del ritiro di alcuni lotti del vaccino contro l'influenza lo scorso novembre, soprattutto dalla tv (35,8%) e da Internet (33,5%). Questo ha influenzato negativamente l'opinione del 92% di mamme e papà sulla sicurezza del siero contro il malanno di stagione. Non solo. La paura e la diffidenza si sono allargate a tutte le vaccinazioni in generale (90%). E ancora, il 64% ha sentito parlare della recente sentenza che ha escluso la correlazione fra l'autismo e la vaccinazione esavalente.

Le ombre gettate sui vaccini hanno inevitabilmente allarmato la metà dei genitori intervistati: il 26,8% si sente frastornato e alla ricerca di informazioni affidabili, e non li utilizzerà finché non riceverà rassicurazioni; il 23,9% utilizzerà solo quelli necessari. Se quasi il 20% si dice comunque tranquillo perché si tratta di casi sporadici, e il 14,5% è diventato più diffidente ma si rimette alle indicazioni del medico, un 12,9% si sente in pericolo e non li utilizzerà più.

Quel che è "ancora più preoccupante - spiega Nicola Principi, ordinario di pediatria all'università Statale di Milano - è che anche i genitori che vaccinano i figli non lo fanno correttamente. Più della metà (54,3%) ha fatto somministrare tutte le dosi solo per le vaccinazioni obbligatorie, solo il 15% anche per quelle non obbligatorie, ma ben uno su 4 non l'ha mai fatto. Il 73% non sa che alcuni vaccini conferiscono immunità per tutta la vita, ma per ottenere questo effetto è necessario fare tutte le dosi previste dal calendario".

Sono tante, insomma, le preoccupazioni delle mamme e dei papà quando si tratta di immunizzare il loro piccolo: per il 25% non tutti i vaccini sono necessari, per il 19,6% sono troppi, secondo il 17% tanti vaccini tutti insieme possono causare danni; per il 12% la composizione forse è nociva. L'8% teme i possibili danni a lungo termine e altrettanti l'insorgenza di effetti collaterali, per il 6% l'efficacia dei vaccini è ancora da dimostrare e il 3,9% trova il calendario vaccinale difficile da rispettare. "Emerge chiarissima - sottolinea Principi - una carenza culturale che deve essere colmata, altrimenti la fiducia continuerà a ridursi, con la conseguenza che i vaccini non si facciano correttamente o non si facciano del tutto. Così si rischia di vanificare le vittorie ottenute contro importanti malattie".

"Il calo dell'attenzione che stiamo registrando nei confronti delle vaccinazioni ci preoccupa per le recrudescenze di malattie contagiose, quali morbillo, varicella, rosolia e meningiti pneumococciche a cui assistiamo ultimamente. Il vaccino è un dono di Dio: dopo l'acqua potabile, è la scoperta più importante per la sanità", sottolinea Giuseppe Mele, presidente di Paidòss.

"Dall'indagine - afferma Mele all'AdnKronos Salute - emerge una percezione della vaccinazione che non è corretta, frutto di informazioni fuorvianti, che arrivano soprattutto dal web. Quando si digita vaccinazioni su Google i primi 200 siti e blog che compaiono sono anti-vaccinatori: da qui attingono informazioni i genitori alla ricerca di risposte ai loro dubbi. Io credo che una società scientifica debba pendere posizione in maniera chiara e chi appartiene ad essa deve necessariamente comportarsi di conseguenza. Questo vale anche e soprattutto per i professioni e per i pediatri".

"Ed è per questo che la Simpe", la Società italiana medici pediatri, "ha voluto, in occasione del congresso in corso a Lecce, confrontarsi su una serie di grandi temi, prendendo una chiara posizione anche nei confronti delle vaccinazioni, per dare informazioni corrette". Con quest'obiettivo sono stati realizzati gli opuscoli che saranno distribuiti negli studi medici.

"Preoccupa, inoltre - prosegue Mele - che i genitori non somministrano tutte le dosi già nel primo anno di vita ai propri figli: questo significa che vaccinazioni importanti, come per esempio quella per lo pneumococco, si fermano solo alle prime due dosi con il gravissimo rischio di contrarre poi l'infezione".

Secondo i risultati dell'indagine, l'80% dei genitori intervistati non sa che lo pneumococco può causare gravi malattie, tra cui la meningite, e il 48% non sa quali sono le altre patologie provocate da questo patogeno, come otite, bronchite e polmonite. Malattie, prosegue Mele, "che potrebbero essere evitate tranquillamente perché sono prevenibili con le vaccinazioni se queste venissero eseguite in maniera corrette e continua secondo le schedale raccomandate".

"E anzi bisogna allargarne l'utilizzo - raccomanda - anche in categorie di popolazione con età più avanzate. Sempre più bambini ormai sono affidati ai nonni e l'infezione può sempre circolare se non si crea la cosiddetta 'immunità di gregge', ricomprendendo all'interno delle vaccinazioni categorie più estese".

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