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Stressato e insoddisfatto, ecco l'identikit del medico 'malato' di super-lavoro

Impegnato in turni continui, sostituzioni e straordinari, spesso ha problemi di sonno, fatica a conciliare professione e famiglia, è stressato e non riesce nemmeno a mangiar sano e fare sport. Così troppo spesso da medico si trasforma in paziente. E' quanto emerge dall'indagine realizzata da Anaao Giovani su un campione di 2000 camici bianchi. Lo studio, 1 cardiologo italiano su 3 stressato e frustrato

Medici - (Foto d'archivio)
Medici - (Foto d'archivio)
14 aprile 2015 | 13.08
LETTURA: 7 minuti

Impegnato in turni continui, sostituzioni e straordinari, spesso ha problemi di sonno, fatica a conciliare professione e famiglia, è stressato e non riesce nemmeno a mangiar sano e fare sport. Così troppo spesso da medico si trasforma in paziente. E' quanto emerge dall'indagine realizzata da Anaao Giovani su un campione di camici bianchi, che ha esaminato circa 2.000 risposte suddivise per aree geografiche e per età degli intervistati. Dall'identikit che ne risulta scopriamo un medico ospedaliero stressato , che vive la propria attività lavorativa come causa di una vita privata insoddisfacente: gestisce da solo fino a 22 pazienti e più al giorno. Svolge dalle 7 alle 16 guardie al mese e spesso, per carenze d'organico, è costretto a lavorare anche dopo il turno notturno.

TROPPO LAVORO - Il 91,95% del campione reputa di essere sottoposto a un eccessivo carico lavorativo se pur la maggior parte degli intervistati (62,54%) non conosce precisamente la definizione dei carichi di lavoro e solo il 37,47% ritiene che la determinazione dei carichi di lavoro per Unità operativa venga utilizzata per il calcolo e la definizione dell'organico. Come indicatori del carico di lavoro sono stati considerati il numero di pazienti seguiti mediamente dal singolo medico: il 54% visita un numero di pazienti tra 0 e 11, il 20,6% tra 12 e 16, il 25,4% tra 17 e oltre i 22 pazienti".

Per quanto riguarda i turni di lavoro notturno, il 33,3% degli intervistati effettua da 1 a 3 turni mensili, il 25,5% da 4 a 5 turni, il 10, 8% tra 6 e 7, e il 5% più di 8 turni. Quasi un terzo (33 %) svolge attività clinica dopo il turno notturno. Questo dato è estremamente preoccupante se si considera che l'articolo 7 del decreto legislativo n. 66 dell'8 aprile 2003 sancisce per il lavoratore il diritto a undici ore di riposo consecutivo ogni ventiquattro ore. Va da sé che dopo il turno notturno il lavoratore deve necessariamente avere un adeguato periodo di riposo. Nel complesso sommando i turni di guardia notturni con i turni di guardia diurna (domenica e festivi) più di un terzo degli intervistati (39,2%) effettua tra 7 e 16 turni di guardia mensili.

STRAORDINARI - Altro indicatore che l'indagine ha sondato come possibile fattore inducente lo stress è il numero delle ore di straordinario annue. Quasi il 40% degli intervistati effettua tra le 150 e oltre 250 ore di straordinario/anno. Un dato estremamente curioso risiede nel fatto che circa il 5,1% non ha idea di quante ore di straordinario effettui durante l'anno. Il 67,8% attribuisce la necessità delle ore di straordinario alla cronica carenza organica conseguente per più della metà degli intervistati (55,9%) all'incapacità organizzativa degli apparati di Direzione. Solo il 7,5% ritiene di lavorare in condizioni ottimali. Coerentemente con queste deduzioni, ovvero che le ore di straordinario imposte corrispondono a importanti carenze di organico, il 41,7% afferma di non potere recuperare le ore in eccedenza prodotte durante l'anno. Più della metà inoltre non riesce a usufruire di tutti i giorni di ferie previsti nell'anno solare.

SALUTE DEL MEDICO - Oltre a ripercussioni in ambito economico questa de-regulation dell'orario lavorativo ha rilevanti conseguenze anche sulla salute del medico. Ben il 41% degli intervistati è infatti affetto da malattie cardiovascolari e patologie metaboliche accertate o sospette: percentuali più elevate si riscontrano nei medici del Meridione e delle Isole (40% e 42,8% dei casi rispettivamente) rispetto ai medici del Centro (35%) e del Nord (28,1%) Italia. "Questa diversa prevalenza - spiega l'Anaao giovani - può essere parzialmente spiegata dai differenti stili di vita adottati nelle macro-aree italiane. Infatti dati Istat del 2013 hanno evidenziato che i residenti del Mezzogiorno sono i meno attenti nell'adottare sane abitudini alimentari.

Specchio del disagio dei camici bianchi è anche l'alterata qualità del riposo notturno: il 40% riferisce di avere disturbi del sonno (in prevalenza nelle regioni del Nord) . Di questi quasi il 12,2% assume regolarmente ipnoinducenti, il 34,2% presenta una sindrome della fase del sonno ritardata, il 32,7% riferisce insonnia, il 6,2% narcolessia, il 9,4% la presenza di Sindrome apnee ostruttive del sonno, il 7,5% e quasi il 5% la sindrome delle gambe senza riposo. L'influenza negativa dell'attività lavorativa sui bioritmi quotidiani è testimoniata anche dal fatto che il 65,5% del campione riporta di non riuscire a usufruire con regolarità della pausa pranzo e di ritenere che questo incida negativamente sulla propria qualità di vita, mentre solo il 26% ha risposto di riuscire a usufruirne regolarmente. "Questo dato - spiegano gli esperti dell'Anaao giovani - è preoccupante considerando che è stato dimostrato come una pausa pranzo non adeguata per un medico abbia importanti ripercussioni sulla sua salute psico-fisica e in particolare sulle sue capacità cognitive, con conseguenze negative sull'attività professionale e sulla salute dei pazienti".

SFERA EMOTIVA - L'indagine ha anche indagato la sfera emotiva dei camici bianchi, focalizzandosi sulla percezione che il medico ha della propria condizione lavorativa e sugli effetti che l'attività lavorativa ha nella vita privata. Il 15,9% vive una situazione di mobbing o demansionamento da parte del direttore o dei colleghi. Il 54,8% non riesce a effettuare sport per mancanza di tempo, solo il 22,1% effettua sport e solo il 14,3% pratica un hobby. Solo il 22,5% reputa la propria attività come "serena e stimolante" e ritiene che l'attività lavorativa non influenzi la sfera privata. La maggioranza degli intervistati (77,5%) ritiene quindi che la propria vita privata sia negativamente condizionata dalla attività lavorativa e addirittura il 22% non riesce ad avere una vita personale soddisfacente.

"Queste risposte - spiega l'Anaao giovani - collimano con i dati della letteratura internazionale che evidenziano segni emozionali di burnout in più del 40% dei medici confermando la difficoltà di conciliare i turni lavorativi con una soddisfacente vita personale. Per la maggior parte degli intervistati infine (95,35%) la progressione di carriera dovrebbe inoltre seguire una logica di meritocrazia e non di anzianità se pur in ben il 51,39% prevale la sfiducia, ritenendo che non siano possibili margini di miglioramento".

CONSIDERAZIONI FINALI - "In questi ultimi anni caratterizzati da cospicui tagli finanziari - spiega l'Anaao giovani - il medico si trova sempre più isolato e privo di quel ruolo sociale goduto nel passato, a difendere il diritto fondamentale alla salute sancito dall'articolo 32 della Costituzione, dovendo far fronte, per giunta, alla ormai cronica carenza di ricambio del personale secondaria al blocco del turnover e a una sciagurata politica di risparmio basata anche sulla de-capitalizzazione dei valori professionali. Il medico oggi è stretto in una morsa che lo vede vittima e non attore: da una parte, subisce imponenti riorganizzazioni sanitarie che falciano ospedali, posti letto, organici, con dichiarazioni di esuberi che bloccano la possibilità di nuove assunzioni, dall'altra è spettatore di bombardamenti mediatici che annunciano come nel Ssn si annidino imponenti sprechi, ma senza, purtroppo, indicare le reali possibilità di recupero di tali risorse".

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