Valentina Carlile, milanese, pioniera di una disciplina che ha conquistato l'Olimpo della musica
Milano, 23 maggio 2008. Il telefono squilla nello studio di Valentina Carlile, giovane osteopata italiana che cura la voce con le mani. All'altro capo del filo la vocal coach di un'artista da centinaia di milioni di dischi venduti in tutto il mondo. Una di quelle da tour che sfiorano le 100 tappe, per cui la promessa dell'anonimato è un impegno che non si può infrangere. "Quando ho scoperto chi era ho rischiato l'infarto". Comincia così la carriera di Valentina nell'Olimpo della musica. Protagonista di un passaparola ai 'piani alti' dello star system internazionale, che le ha procurato contratti di consulenza con cantanti, attori, speaker radiofonici e oratori di professione, la pioniera dell'osteopatia foniatrica si racconta all'Adnkronos Salute.
Quarant'anni, nata a Sesto San Giovanni nell'hinterland del capoluogo lombardo, Valentina deve all'intuizione di un momento la singolare avventura che l'ha portata dalla 'Stalingrado d'Italia' a varcare la soglia di più di una casa di Beverly Hills: "Nel 2002 - ricorda - collaboravo a un progetto di ricerca sulle disfunzioni dei ballerini al Berklee College of Music di Boston, all'American Ballet e alla Juilliard di New York. Andavo a prenderli in sala prova e spesso, mentre li aspettavo, assistevo alle prove. Un giorno mi sono resa conto che se seguivano le lezioni di canto stando fermi in piedi, oppure mentre si esercitavano nel musical, la voce cambiava. Subito mi si è accesa una lampadina nella testa": il principio cardine su cui si fonda l'osteopatia, quello cioè che "ogni singola parte del corpo è in grado di interagire con l'insieme dell'organismo attraverso il movimento", vale anche per le strutture che controllano la voce, e quindi anche il canto.
Una folgorazione che a Valentina ha cambiato la vita. Per ragioni di contratto chiede silenzio sui nomi, ma nella lista dei suoi pazienti ci sono vere e proprie icone: "Posso solo dire che 15-20 sono molto famosi. Sette italiani e tutti gli altri americani". Fra le altre, l'osteopata milanese vanta anche collaborazioni con tour organizzati da 'stelle' del calibro di Madonna, Michael Jackson, Whitney Houston e Lady Gaga. Basta cliccare sul suo sito per farsi un'idea della portata dei contatti.
"Dopo gli studi in Farmacia all'università Statale di Milano e il titolo di osteopata - spiega Valentina - sono partita per San Diego per conoscere Viola Frymann, un'istituzione dell'osteopatia che chiunque fa il mio lavoro deve incontrare almeno una volta nella vita. Ha 93 anni e ha lavorato fino a tre anni fa. L'ho conosciuta, mi sono appassionata al modo di fare osteopatia negli Usa e ho deciso di tornarci per cercare collaborazioni. E' stato così che ho iniziato a interessarmi al fenomeno voce". Un campo non nuovo per l'osteopatia: "In tanti approcciano i problemi vocali, ma lavorano su respirazione e diaframma". L'esperta italiana ha invece aperto la strada a un inedito lavoro di squadra con foniatri, fonochirurghi, logopedisti e fisioterapisti.
"L'osteopatia era l'anello mancante nel range delle opzioni terapeutiche", e sia nei trial di ricerca clinica sia 'sul campo' "ha dimostrato presto di poter essere un gran punto di forza nel quadro dei possibili interventi". Dalla balbuzie agli errori di pronuncia (dislalie), da raucedine, cali o alterazioni della voce (disfonie) all'afonia, è lunga la lista dei disturbi che l'osteopatia foniatrica può contribuire a trattare. Intervenendo su questi problemi indipendentemente dall'origine: difetti di conformazione, traumi chirurgici o psicogeni, malattie varie, periodi della vita, abitudini scorrette, sforzi eccessivi. Nel caso delle donne anche la menopausa, e persino la sindrome premestruale, possono minacciare la voce causando perdita di forza, estensione, brillantezza.
Tutto inizia da una 'voce vip' che contattò Valentina nel 2008. Una telefonata che non si può dimenticare: "Mi ha chiamato in studio una vocal coach - racconta l'osteopata - dicendomi che seguiva un artista che doveva iniziare un tour e aveva delle difficoltà per le quali aveva deciso di rivolgersi a me, per sapere se potevo aiutarla. Ha voluto fare tre colloqui venendo lei a Milano. Non ha mai fatto nomi, parlava di 'my Artist' o 'the Artist', e io immaginavo fosse un lirico perché di solito sono loro i più attenti a certi particolari. Poi al terzo incontro mi ha consegnato un cd con delle tracce audio dell'artista in modo che io potessi ascoltare l'entità dei disturbi. Solo allora ho capito".
Il lavoro fatto da Valentina con 'the Artist' è di quelli che in curriculum fanno davvero la differenza. E così, continua l'osteopata milanese, "dopo avere strutturato e definito negli Stati Uniti questo tipo di approccio ai problemi della 'voce artistica', ho provato a importarlo in Italia. Ho contattato case discografiche e vocal coach, anche di vari artisti che già stavo seguendo perché si erano rivolti a me. Ho spiegato la mia attività e il contributo che poteva dare nel quadro complessivo degli interventi contro alcuni disturbi. All'inizio tutte le porte a cui ho bussato sono rimaste chiuse, però il passaparola fra gli artisti non smetteva" e la lista dei pazienti 'illustri' di Valentina ha continuato ad allungarsi.
Ma come fanno le mani a curare la voce? "L'ostepatia - risponde l'esperta - è una medicina non convenzionale che, tramite la manipolazione dei tessuti, può innescare i processi di autoguarigione di cui l'organismo è dotato per natura. E poiché ogni singola parte del corpo interagisce con l'insieme attraverso il movimento, tecniche manuali in grado di correggere i disequilibri e di ripristinare le condizioni fisiologiche del movimento possono produrre benefici sulla salute. Anche su quella della voce, spesso compromessa da cattivi rapporti articolari e tissutali delle strutture che stanno 'attorno' al sistema laringeo o che con esso interagiscono anche 'da lontano'".
Ancora, le sedute possono dare "buoni risultati nella fase rieducativa e post-chirurgica in caso di ernie cervicali, operazioni alla tiroide, noduli alle corde vocali o edema di Reinke". Situazioni, almeno queste ultime due, per cui diversi artisti hanno dovuto interrompere tour o stare 'in silenzio' lunghi mesi.
Ma a mettere alla prova la voce di chi con l''ugola' ci lavora può anche essere, semplicemente, "il continuo utilizzo dello strumento in maniera fine e molto spesso in condizioni non agevoli. Pensiamo ad esempio - prosegue Valentina - a un tour mondiale in cui si cambia città, temperatura, fuso orario e clima ogni due giorni. Sono tutti fattori che possono abbattere la resistenza degli artisti. E per un professionista della voce, perderla anche solo per un breve periodo significa contratti che saltano, scalette che slittano, intoppi importanti". In questi casi per metterci 'una pezza' in fretta si ricorre a "dosi massicce di cortisone, che però alla lunga indurisce e secca le corde vocali, alterando la qualità della voce". Ciò "costringe l'artista a sforzi maggiori per ottenere le stesse emissioni", ma può anche portarlo ad appendere prima del tempo il microfono al chiodo.
Ebbene, "in un tour di portata mondiale, per intenderci dell'ordine di 96 tappe - riferisce l'osteopata - è risultato che un'assistenza ogni 15 giorni per tre sedute consecutive permette all'artista di dimezzare l'uso di antinfiammatori, cortisonici o meno. Un risultato che, nel lungo periodo, significa la possibilità di mantenere la stessa qualità di voce per più tempo e quindi di avere una carriera più longeva" sotto i riflettori, evitando di imboccare prima il viale del tramonto.
Dal 2014 Valentina è nel consiglio direttivo del Roi (Registro degli osteopati italiani), che sta lottando per il riconoscimento dell'osteopatia in Italia come professione sanitaria, autonoma e indipendente. "Questo traguardo non è ancora stato raggiunto e ciò rappresenta un limite non solo nei rapporti con i pazienti, ma anche dal punto di vista della ricerca. Gli studi che porto avanti sono tutti sostenuti da finanziamenti privati". Tra i filoni d'indagine sviluppati dall'esperta ci sono ad esempio il ruolo dei traumi da parto nella balbuzie dei bambini, o l'impatto che variazioni anatomico-funzionali di collo e gola possono avere sull'emissione della voce.
"Quest'anno sono riuscita a entrare nella Voice Foundation con sede a Philadelphia, il che mi mette a contatto con scienziati e associazioni internazionali e potrà aprirmi nuove strade scientifiche. Ma l'osteopatia italiana - conclude Valentina - ha bisogno di essere inquadrata in un sistema di regole chiare, trasparenti e condivise".