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Nobel lombardo ai salvatori di Hassan 'bimbo farfalla'

Il piccolo Hassan, 'bimbo farfalla' curato dai vincitori del premio 'Lombardia è ricerca' (foto AdnKronos Salute) - ADNKRONOS SALUTE
Il piccolo Hassan, 'bimbo farfalla' curato dai vincitori del premio 'Lombardia è ricerca' (foto AdnKronos Salute) - ADNKRONOS SALUTE
08 novembre 2018 | 18.23
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" L'epidermolisi bollosa è una malattia che distrugge la qualità della vita dei ragazzi colpiti. Nelle forme più gravi il 40% non arriva alla pubertà. Quando abbiamo trattato, con la terapia genica ex-vivo messa a punto per la forma giunzionale di epidermolisi bollosa, il piccolo Hassan", 'bambino farfalla' arrivato dalla Siria alla Germania, nel centro specializzato di Bochum, "era tutto nuovo. A distanza di un po' di giorni dall'intervento siamo tornati la prima volta nella struttura in cui era ricoverato. Abbiamo tolto le garze con la vaselina che lo ricoprivano e sotto abbiamo intravisto che era cresciuta una pelle rosa, solida normale. E' stata in assoluto l'emozione più forte della mia carriera scientifica". E' il racconto di Michele De Luca, direttore e coordinatore terapia genica del Centro di medicina rigenerativa (Cmr) 'Stefano Ferrari' dell'università di Modena e Reggio Emilia.

Lo scienziato che ha ricevuto oggi al Teatro alla Scala di Milano il Nobel lombardo, insieme ai colleghi Graziella Pellegrini, coordinatrice terapia cellulare del Cmr, e al chirurgo tedesco Tobias Hirsch, ripercorre le tappe della ricerca che si è guadagnata le pagine di 'Nature' e che ha convinto "all'unanimità" la giuria di 15 scienziati, presieduta da Giuseppe Remuzzi, che aveva il compito di individuare i vincitori della seconda edizione del premio 'Lombardia è ricerca'. "E' stato un lungo percorso. Niente nasce dal nulla, è un continuo", osserva Pellegrini.

Mentre De Luca torna con la mente al momento cruciale, quello in cui una ricerca trova la sua applicazione clinica. In questo caso il destinatario della terapia era un bambino rifugiato accolto in Germania insieme alla sua famiglia. La malattia, l'Eb giunzionale, si era accanita senza pietà su Hassan. "Peggiorava continuamente. E a un certo punto stava quasi per morire. Quando di anni ne aveva 7, aveva perso quasi tutta la sua pelle", ricorda Hirsch. Oggi ha 10 anni e "una vita assolutamente normale - dice De Luca - E' completamente ricoperto di pelle. Non ha più fatto una lesione, una bolla", i sintomi tipici della malattia. "Vederlo camminare e andare a scuola, pedalare in bici e viaggiare con la sua famiglia, è un sogno realizzato. Noi lavoriamo per questo, per curare i pazienti".

Si è sperimentato e Hassan è tornato a vivere. E' la lezione della ricerca, dice Remuzzi che invita i ricercatori a "non lavorare solo per l'Impact factor". Il ragazzo compare sorridente in un video sullo schermo allestito alla Scala mentre tira calci a un pallone, "anche se non proprio come Ronaldo", scherza De Luca. Per lo scienziato "la gioia di aver ricevuto la visita di Hassan nel Cmr di Modena" ha superato persino quella della fatidica telefonata ricevuta da Nature, che gli comunicava la pubblicazione dei risultati della sperimentazione condotta col suo team. Una prima mondiale, nata in un settore - quello della ricerca - che non ha confini. E ha portato il tedesco Hirsch, in cerca di una chance per il suo piccolo paziente, fino a un centro italiano in cui De Luca e Pellegrini conducevano i loro studi.

"Nel nostro percorso siamo partiti da lontano, dagli ustionati gravissimi - ripercorre Pellegrini - Abbiamo imparato tantissime cose. In mezzo c'è stata l'esperienza scientifica che ci ha portato alla ricostruzione della cornea e alla registrazione di un farmaco speciale: il primo prodotto a base di staminali certificato come farmaco dall'Agenzia europea, che ha accettato la validità delle nostre ricerche e lo ha messo a disposizione di tutti i pazienti europei". Dopo Hassan, l'avventura è continuata. Dai danni e dalla sofferenza vissuti da un bambino si è compreso di più sui meccanismi che regolano il mantenimento della pelle umana: "E' stato straordinario - dice la ricercatrice - capire che le staminali da noi geneticamente modificate si sono mantenute in condizioni essenzialmente normali e sono state in grado di fare il loro lavoro di rinnovamento continuo. Hassan ha cambiato completamente la sua pelle almeno 36 volte".

Hirsh, che si è detto "onorato" per il riconoscimento assegnato dalla Regione Lombardia, incontra il piccolo paziente regolarmente. "E' per noi come un miracolo. Sarà importante vedere come procede con il passare degli anni, in uno studio di follow-up". Gli scienziati stanno andando avanti con le ricerche. "Hassan è stato un caso compassionevole - osserva De Luca - Vogliamo ora continuare con una sperimentazione clinica di fase I-II sulla forma giunzionale per confermare i risultati ottenuti già su 3 pazienti (Hassan compreso), e quindi ne arruoleremo presto altri".

Per il Nobel lombardo è previsto che il 70% dei fondi assegnati "sia dedicato a sviluppare attività sul territorio in collaborazione con il sistema della ricerca della Lombardia". A ricordarlo è il vicepresidente della Regione e assessore alla Ricerca, Innovazione, Università, Export e Internazionalizzazione Fabrizio Sala, che parla di "un riscontro significativo che si avrà sia in termini di competitività, ma anche di occupazione". E gli scienziati vincitori del premio confermano l'impegno: "Lo useremo in collaborazione con ricercatori e laboratori della Lombardia per sviluppare assieme alcuni aspetti della terapia genica per l'epidermolisi bollosa (Eb)", spiega Michele De Luca, premiato con i colleghi Graziella Pellegrini e Tobias Hirsch.

"Stiamo ragionando - prosegue - Probabilmente coinvolgeremo almeno un paio di centri lombardi. Abbiamo la possibilità di usare per esempio questi finanziamenti per dare borse di studio, assegni di ricerca, borse di dottorato a ricercatori lombardi. Molto sarà comunque dedicato alle risorse umane". I pazienti con questa malattia, sottolinea Pellegrini, "sono estremamente complessi, hanno una molteplicità di problemi in diversi distretti corporei. Questo ci porta necessariamente a dover avere un campo di collaborazioni ampio, perché non dobbiamo focalizzarci solo sul pezzettino di pelle. Il nostro è stato un passaggio importante perché abbiamo sostituito l'organo più grande del corpo umano, ma per curare il paziente ci sono 360 gradi di interventi che devono essere svolti".

Ci sono diverse componenti, aggiunge De Luca, "clinica, immunologia e così via. In più vogliamo usare i soldi per dare contratti a ricercatori. Ora è tutto da costruire". I prossimi passi? "Ci sono due aspetti - elenca - uno di ricerca di base, che andrà avanti per arrivare a trovare una via per aggredire anche le altre forme di epidermolisi bollosa. Perché non sono tutte uguali e noi al momento ci siamo concentrati sulla forma giunzionale. Parallelamente, poi, faremo partire a ruota sperimentazioni cliniche nuove che dovrebbero cercare di allargare il campo d'azione. Ci vorrà del tempo - ammette De Luca - ma lavoreremo con impegno su questo: vogliamo arrivare ad aggredire la malattia in tutte le sue forme".

Ed è proprio la speranza espressa dalle famiglie di questi pazienti, presenti oggi alla cerimonia alla Scala. "Per noi tutto questo rappresenta qualcosa di meraviglioso - dice all'AdnKronos Salute Rosalba Loprevite, madre di Alessandro, 18 anni, 'ragazzo farfalla' - E' un punto di partenza per una terapia futura. La speranza è tanta ed è quella di riuscire un giorno a veder migliorare la qualità di vita dei nostri figli. Convivere con l'epidermolisi bollosa è devastante. Ogni giorno dobbiamo bucare bolle che si formano sulla pelle dei ragazzi, dobbiamo sottoporli a lunghe e dolorose medicazioni, fare chilometri di fasciature".

Chi ne soffre, continua la mamma, "ha difficoltà persino a camminare o a mangiare, perché i problemi sono tanti, anche all'esofago per esempio. Bisogna reinventare una nuova vita. Prima si tocca il fondo. Poi dai ragazzi stessi viene fuori tanto amore e forza. Io ho un figlio di 18 anni, e posso dire che siamo andati avanti, con tutte le difficoltà". Dal team che ha vinto il premio 'Lombardia è ricerca', Rosalba si aspetta che "trovi speriamo presto un modo per arrivare a una terapia genica per tutti i pazienti colpiti da diverse forme della malattia. Sogno poi che questi ragazzi vengano accettati pienamente. Questa è una malattia evidente e ancora fa paura. Sogno un futuro migliore per le nuove generazioni, sogno che i genitori di domani non debbano patire come noi nel veder piangere e soffrire i propri figli".

"Abbiamo una serie di idee e di esperienze precedenti - ragiona Pellegrini - Ma per arrivare all'obiettivo serve massa critica". E servono fondi. "Noi ci sentiamo in questo momento fortemente supportati dalla Regione Lombardia e la ringraziamo per aver avuto questa attenzione per la ricerca. E ci siamo sentiti supportati per tanti anni dalla Regione Emilia Romagna", rispondono Pellegrini e De Luca a chi gli chiede se c'è un adeguato sostegno oggi alla ricerca dalle istituzioni nazionali.

A testimoniare in cosa si trasformano e che contributo danno i fondi assegnati con il premio lombardo è il vincitore della prima edizione, Giacomo Rizzolatti (università di Parma), papà dei 'neuroni specchio'. Lo scienziato ha deciso di investirli per donare agli esperti del Centro di chirurgia dell'epilessia dell'ospedale Niguarda di Milano, con cui conduce una ricerca, un macchinario per il monitoraggio intraoperatorio. "Un aiuto prezioso" per interventi di successo, minimizzando il rischio di deficit motori e di linguaggio per il paziente.

"Il 25% degli interventi chirurgici eseguiti nella struttura hanno beneficiato dell'utilizzo di questa macchina", spiega Rizzolatti. "E poi ci sono stati i risultati scientifici che hanno permesso di pubblicare su riviste come 'Brain' e 'Pnas'. Il premio è servito, infine, anche per garantire assegni di ricerca a una neurologa e un chirurgo, entrambi per il Niguarda".

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