Fin dagli anni '50 si è guadagnata il titolo di "scudo salvavita" contro le principali patologie del nostro tempo, ma oggi la dieta mediterranea sembra aver perso il suo 'appeal': a seguirla sono prevalentemente gli over 50, più nelle regioni meridionali del nostro Paese rispetto al Nord, e le persone con un livello di istruzione maggiore. Inoltre, gli uomini mostrano una maggiore predilezione rispetto alle donne. E' quanto emerge da una ricerca condotta dal Dipartimento di Epidemiologia e prevenzione dell’Irccs Neuromed di Pozzilli (Isernia) che, grazie ai dati raccolti nell’ambito dell’Osservatorio epidemiologico su alimentazione e salute in Italia (Inhes), ha analizzato informazioni relative a circa 10 mila persone coinvolgendo tutto il territorio nazionale.
La ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica European Journal of Public Health, "fornisce una sorta di identikit del consumatore 'mediterraneo' contemporaneo", spiega Emilia Ruggiero, ricercatrice del Dipartimento e primo autore dello studio. "I dati dello studio Inhes confermano quanto già osservato in altre popolazioni europee e statunitensi e cioè che l’adesione a modelli alimentari sani è fortemente condizionata dallo stato socioeconomico", commenta Marialaura Bonaccio, ricercatrice senior del Dipartimento.
"Di fatto - prosegue - quelli che seguono di più la dieta mediterranea sono proprio le persone con un livello di istruzione maggiore, e questo vale soprattutto nelle aree del Nord del Paese. Al Centro e al Sud, invece, l’adesione alla dieta mediterranea è fortemente condizionata dall’età, indicando quindi che il modello mediterraneo rappresenta ancora un patrimonio culturale che si conserva nelle fasce più anziane della popolazione".
Esistono poi anche altri comportamenti che vanno di pari passo con la sana alimentazione: i ricercatori hanno documentato una forte associazione tra alimentazione mediterranea e benessere psicofisico, oltre ad aver visto che il grado di stress è inversamente correlato ad un’alimentazione sana ed equilibrata, così come l’abuso di alcol nel fine settimana (binge drinking).
"Capire quali sono i fattori che condizionano le nostre scelte alimentari è di fondamentale importanza soprattutto in un periodo di crisi economica e di forti cambiamenti alimentari, favoriti da una sempre maggiore disponibilità di cibi e comportamenti che non appartengono alla cultura mediterranea - sottolinea Licia Iacoviello, capo del laboratorio di Epidemiologia molecolare e nutrizionale e professore all’Università dell’Insubria di Varese - Se riusciamo a mettere a fuoco questo, sapremo dove dirigere le azioni di salute pubblica volte a promuovere e sostenere il mantenimento di un modello alimentare millenario che finora ha garantito lunga vita ai popoli del Mediterraneo. Non dimentichiamo - conclude - che le scelte alimentari che facciamo condizionano fortemente la nostra salute e il nostro rischio di ammalarci".