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Due scimmie clonate come la pecora Dolly

(Youtube /Ephrat Livni /Qiang Sun, Mu ming Poo/ Chinese Academy of Sciences)
(Youtube /Ephrat Livni /Qiang Sun, Mu ming Poo/ Chinese Academy of Sciences)
24 gennaio 2018 | 18.57
LETTURA: 5 minuti

Zhong Zhong e Hua Hua sono le prime scimmie clonate al mondo con la stessa tecnica utilizzata per la pecora Dolly. La nascita, annunciata oggi su 'Cell', è frutto della ricerca di scienziati cinesi, che hanno spiegato di aver creato due macachi femmine completamente identiche dal punto di vista genetico e in buona salute.

Le 'piccole', al momento nutrite col biberon, starebbero crescendo senza differenze rispetto alle coetanee normali. Sono solo le prime, visto che a breve si attende la nascita di altri cloni. L'equipe dell'Istituto di neuroscienze dell'Accademia cinese delle scienze sostiene che l'obiettivo è la creazione di un 'esercito' di scimmie geneticamente identiche da usare in laboratorio per la ricerca su malattie diffuse come i tumori, ma anche il Parkinson e l'Alzheimer.

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L'annuncio, però, solleva non poche perplessità e interrogativi etici, facendo crescere la preoccupazione di un'imminente clonazione umana.

Finora gli scienziati avevano 'clonato' i primati con la scissione embrionale, ma il risultato era piuttosto artificiale. L'equipe cinese ha percorso una via diversa, non priva di ostacoli. La cellula viene privata del nucleo, sostituito da quello prelevato da una cellula di un altro animale. L'ovulo viene fecondato artificialmente e l'embrione in fase iniziale di sviluppo viene impiantato nell'utero di una madre surrogata, crescendo come una 'copia carbone' dell'animale che ha donato il nucleo.

A differenza dei precedenti tentativi effettuati, i ricercatori hanno arricchito e potenziato il cocktail di nutrienti e fattori di crescita che aiuta l'embrione clonato a svilupparsi prima dell'impianto. Non solo. L'equipe ha scoperto che se la tecnica sembrava funzionare usando le cellule prelevate da un feto, peggiori erano i risultati ottenuti con cellule adulte. Ben 79 embrioni sono stati impiantati in 21 madri surrogate: Zhong Zhong e Hua Hua sono le uniche scimmiette nate vive su 6 gravidanze. Del resto, la pecora Dolly era stato l'unica nata con successo su 277 embrioni impiantati.

"Abbiamo provato diversi metodi - spiega Qiang Sun, direttore del Nonhuman Primate Research Facility dell'Accademia cinese delle scienze - solo uno ha funzionato. Ci sono stati tanti fallimenti prima di trovare la strada per clonare con successo una scimmia".

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IL GENETISTA - La clonazione delle due scimmiette Zhong Zhong e Hua Hua "è un passo avanti importate per il futuro della medicina e per lo sviluppo di nuove cure. Consentirà di produrre primati modello di studio di malattie umane per sperimentare terapie geniche e soluzioni terapeutiche delle più diverse. Ma si tratta anche di un lavoro scientifico che può sollevare importanti problemi etici, essendo le scimmie simili a noi. Questioni che devono essere affrontate nel modo più opportuno e con cauto ottimismo". E' il commento di Giuseppe Novelli, genetista e rettore dell'università degli Studi di Roma Tor Vergata, alla notizia della prima clonazione di due primati.

Si tratta, ricorda Novelli all'Adnkronos Salute, "del secondo tentativo dopo 19 anni, quando un'equipe americana, aveva dato vita a Tetra, con un metodo completamente diverso. In quel caso si era trattato di una scissione embrionale, in pratica un modo di generare, artificialmente, gemelli identici". Ma alla fine era nato un solo esemplare. In Cina, invece, "è stata applicata la stessa tecnica che fino ad oggi era stata utilizzata in altri 25 mammiferi diversi, dopo il primo successo ottenuto con la pecora Dolly. Nei primati però, fino ad oggi, non si riusciva metodologicamente a realizzare il trasferimento del nucleo".

Per Novelli, si tratta "di un lavoro 'elegante' dal punto di vista tecnico. I ricercatori hanno trovato il modo per evitare i problemi di riprogrammazione genetica, che rappresentavano il grande ostacolo, e che erano all'origine di aborti e fallimenti. Loro ci sono riusciti".

IL GIURISTA - "Se la finalità di una sperimentazione è arrivare alla clonazione dell'uomo, è eticamente e aprioristicamente condannabile. Se invece fosse a fini terapeutici, per curare l'uomo e non per crearne dei doppioni, ancora una sperimentazione sugli animali si immagina consentita, con tutte le accortezze del caso e ipotizzando che questi animali non abbiano sofferenze". E' la riflessione di Lorenzo D'Avack, presidente vicario del Comitato nazionale per la bioetica, dopo l'annuncio della nascita di Zhong Zhong e Hua Hua.

"Una simile sperimentazione - spiega il giurista all'AdnKronos Salute - se porta alla clonazione dell'uomo, ha tutta una serie di ragioni etiche di contrarietà". L'idea di creare uomini 'fotocopia' "non può neanche essere pensata. Se è a se stante, ci si può domandare dal punto di vista della tutela degli animali che utilità abbia tutto questo. Se fosse a fini terapeutici, il discorso è diverso. Se, cioè, ha ricadute utili per l'uomo può trovare ancora una giustificazione perché in realtà poggia sull'idea di poter arrivare a curare. E qui il giudizio è solo tecnico-scientifico, sul fatto che è una sperimentazione che può avere ricadute vantaggiose per la salute umana. In questo caso ha un altro genere di giustificazione. Tutta la sperimentazione è fatta su animali ed è chiaro che potrebbe essere possibile, ma con tutte le accortezze del caso visto che c'è una legislazione che tutela gli animali".

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