La moda di mangiare la placenta dopo il parto, sminuzzata, disidratata e ridotta in capsule, non ha benefici chiari per le neomamme. A stabilirlo una ricerca scientifica, che getta ombre sul mito dei presunti vantaggi della pratica, piuttosto in voga negli Stati Uniti e non solo. Ricercatori del Nevada hanno scoperto che consumare capsule di placenta nelle settimane successive al parto non migliora sintomi come la fatigue o il rischio di depressione materna. L'ingestione delle insolite pillole, però, aumenta in modo lieve ma percepibile le concentrazioni ormonali, anche se secondo i ricercatori non è noto se questo abbia un qualche effetto benefico.
Lo studio, riferisce il 'Telegraph', ha coinvolto 12 donne che avevano assunto capsule di placenta e 15 che avevano preso pillole placebo nelle settimane successive al parto. I ricercatori hanno testato l'efficacia del 'rimedio' contro vari malanni. I risultati, pubblicati su 'Women and Birth', mostrano che i presunti vantaggi della pratica non sono supportati da prove certe. Unico elemento di interesse, il piccolo cambiamento nelle concentrazioni ormonali materne. Un po' poco, forse, per un settore che ha visto fiorire una serie di ditte specializzate nella trasformazione della placenta materna in capsule, vendute talvolta per oltre 200 euro.
Fra i vantaggi pubblicizzati, il fatto di far tornare l'utero alle normali dimensioni più rapidamente e un miglior controllo del peso. Nel 2016 il team del Nevada aveva già scoperto che il consumo di placenta incapsulata non era una buona fonte di ferro, come pure alcuni suggerivano. Ora questo studio, che però si presta a una doppia chiave di lettura.
Secondo lo stesso Daniel Benyshek, autore senior della ricerca, "i supporter della placentofagia potranno sottolineare il fatto che abbiamo visto alcuni degli ormoni rilevati nelle capsule aumentare in modo modesto nel gruppo di mamme 'sotto placenta'. Allo stesso modo per gli scettici i nostri risultati saranno una prova che la placentofagia non funziona davvero, perché non abbiamo trovato chiare e robuste differenze tra i livelli ormonali materni o tra l'umore post-partum delle donne dei due gruppi". Intanto il fenomeno non smette di suscitare l'interesse dei ricercatori.
Nell'ottobre scorso Alex Farr della Vienna University aveva condannato la pratica in quanto "essenzialmente cannibalismo", perché l'organo sarebbe geneticamente parte del bambino.