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Crociati a pezzi in Serie A: ecco perché

Crociati a pezzi in Serie A: ecco perché
21 novembre 2017 | 17.02
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Troppi crociati ko fra gli sportivi italiani. Sono già otto gli infortuni occorsi ai top player della Serie A dall'inizio dell'anno. La colpa? Una spiegazione possibile arriva da Rocco Papalia, ordinario di Ortopedia e Traumatologia all' Università Campus Bio-Medico di Roma . Il fenomeno "è legato alla qualità dei campi di allenamento e di gioco e alle preparazioni atletiche personalizzate: nel nostro Paese esistono grandi centri che tentano di uniformare il modo di lavorare agli standard europei, ma molti fanno per conto loro. E questo può creare dei problemi. Infine, il numero maggiore di infortuni nelle grandi società di calcio è frutto del numero di eventi sportivi (3-4 a settimana) che i calciatori devono sostenere: questo aumenta lo stress muscolare e limita la capacità di recupero".

Tanto che, negli Usa, "stanno studiando dal punto di vista retroattivo quante gare sono state disputate nei giorni precedenti da atleti che hanno subito rotture del crociato. Sembra, infatti, ci sia una vera e propria patologia legata alla tenuta muscolare che aumenta lo stress sui legamenti", dice l'esperto. Un tema di attualità non solo per il calcio italiano, anche se i recenti dati Uefa sugli infortunati registrati negli ultimi anni dai top team calcistici in Europa vedono le squadre italiane in testa. Questo e altri temi saranno al centro del Master di II livello in Traumatologia dello sport, al via sabato 25 novembre all'Università Campus Bio-Medico. Un Corso patrocinato da Coni e Figc e destinato a medici sportivi, preparatori atletici, fisiatri, fisioterapisti, che ne vedrà presenti parecchi provenienti dalle più titolate società di Serie A e non solo.

Per il percorso di studi, della durata di due anni, sono stati 'arruolati' i migliori docenti internazionali di Ortopedia e Traumatologia, provenienti da atenei come Stanford, Pittsburgh e Ginevra, ma pure dal Fifa Medical Centre of Excellence di Doha. "Se teniamo conto, ad esempio, delle rotture di crociato multiple che hanno subito vari calciatori in questi mesi - precisa Papalia, che è anche direttore scientifico del Master - in alcuni casi si sarebbero potute evitare, attraverso moduli di preparazione atletica specifici che fanno parte del cosiddetto 'Fifa Eleven Plus', un sistema che agisce specificamente su alcuni gruppi muscolari per evitare questo tipo di lesioni".

Fare sport fa bene alla salute. Quello che però è emerso da uno studio appena pubblicato è che sciare, correre, giocare a tennis o a calcetto mette anche buonumore. "Questo grazie a due ormoni che durante le attività sportive vengono prodotti da chi non te lo aspetti: il nostro apparato locomotore", spiega Vincenzo Denaro, ortopedico di fama internazionale e co-direttore scientifico del Master. "L'attività fisica - chiarisce Denaro - è uno dei migliori presidi di carattere non farmacologico per stimolare la fase osteoblastica e quindi il metabolismo osseo ed è uno dei rimedi naturali per l'osteoporosi".

Denaro, citando lo studio, aggiunge che "il muscolo scheletrico con l'attività fisica, mediante la contrazione, produce un ormone chiamato irisina che stimola le cellule che appongono osso (osteoblasti). Inoltre, lo sport favorisce la produzione da parte dell'osso di un altro ormone, chiamato osteocalcina, che a sua volta stimola le gonadi maschili a produrre testosterone, prevenendo l'osteoporosi nell'uomo, favorendo la massa e la potenza muscolare. E la sensazione di benessere nonostante la fatica". Una buona notizia per gli oltre 20 milioni di italiani che, secondo i dati Istat, praticano a vari livelli una o più attività sportive.

Aumentano gli sportivi, ma pure il numero di infortuni. Nel 2011 l'Istituto superiore di sanità ne aveva certificati 300 mila all'anno, il 46% dei quali per calcio/calcetto, con 15 mila casi di ricovero ospedaliero e un'età media degli infortunati pari a 21 anni. "Con il miglioramento della salute dei nostri anziani aumenta anche il numero degli over 70 che pratica sport - sottolinea Denaro - La moderna ortopedia offre nuove soluzioni ai problemi che con l'età non rendono sempre tutto così facile. Per il ginocchio, ad esempio, usiamo mini-protesi mono-compartimentali che consentono di riprendere l'attività sportiva anche in là con gli anni. Interventi con protesi ad hoc che fanno miracoli e consentono, ad esempio, di non rinunciare all'amato golf".

Al Master, articolato in sei aree tematiche, sono previste forme integrate di attività teoriche, live surgery, apprendimento individuale e tirocinio. In tutto 13 incontri della durata di due giorni ciascuno per approfondire le ultime conoscenze scientifiche sulla fisiopatologia della traumatologia sportiva, la diagnosi e il trattamento delle patologie associate a eventi traumatici durante l'attività sportiva, i più efficaci e recenti programmi di prevenzione degli infortuni sportivi, ma pure i principi riabilitativi post-trauma, il metabolismo dell'atleta, fino ai principi del doping sportivo. Gli infortuni all'apparato muscolo-scheletrico, tra strappi, distorsioni, crociati ko, lussazioni di spalla, fratture più o meno importanti, fanno comunque parte sempre più integrante della vita degli sportivi. Anche nel nuoto, nel rugby, nella pallavolo o nell'atletica.

"Uno dei moduli del Master - evidenzia Papalia - è dedicato alle lesioni sport-specifiche: per pallavolo, basket e football americano l'articolazione più a rischio è la spalla. Ma è possibile limitare questi infortuni con preparazioni adeguate. Oppure nel tennis, dove esiste il cosiddetto gomito del tennista: un malanno che si verifica se l'atleta lavora male su alcuni gruppi muscolari". Da più parti vengono criticati gli eccessi di allenamento, e le diete estreme e a ridotto apporto di alcuni nutrienti e della vitamina D per favorire la massima resa degli atleti durante gli sforzi sportivi. Ebbene, secondo geli esperti del Campus il segreto starebbe nel mix di allenamenti adeguati, intervallati dal giusto riposto e dai necessari momenti di scarico - sempre meno praticati, soprattutto nel calcio, per via dei ripetuti impegni - un'alimentazione che limiti fortemente i carboidrati e gli zuccheri e punti tutto su carne, pesce, uova e proteine, e anche su una rivalutazione dei pesi per trasformare i fasci muscolari in efficaci 'barriere' contro movimenti innaturali o traumi di legamenti e ossa.

"Ci sono poi patologie congenite - aggiunge Papalia - che peggiorano con alcuni sport: penso alla cosiddetta 'sindrome da impingement femoro-acetabolare', che diminuisce le escursioni dell'anca. Nel caso dei calciatori, che lavorano moltissimo su quadricipiti e glutei, a fine carriera può portare alla necessità di impiantare una protesi d'anca. Un dato che ci fa ritenere quanto mai importante la crescita di una cultura dello screening delle patologie che limiti il rischio di infortuni a distanza di tempo. Perché un atleta deve tenere in considerazione non solo le lesioni acute, ma anche quelle cronico-degenerative".

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