Aggiungi un posto a tavola per i superfood, cibi-farmaco che allenano le cellule a stare in equilibrio, tenendo sotto controllo lo stress ossidativo e l'infiammazione silente all'origine delle malattie croniche e degenerative. Dal diabete alle cardiopatie, dalle patologie neurologiche al cancro. I segreti per una vita lunga e sana sono nel piatto, che non va solo svuotato per ridurre le calorie e gli alimenti 'nemici', ma va anche riempito di ingredienti 'amici'. Frutta e verdura in primis, aiutandosi se necessario con pillole ad hoc. Ecco la lezione della 'Positive Nutrition': "Non l'ennesima dieta alla moda, bensì uno stile di vita da abbracciare per sempre". Il tema protagonista del IV Congresso internazionale 'Science in Nutrition', in corso all'Hotel Principe Savoia di Milano oggi e domani, 5 e 6 maggio.
La bibbia della nuova filosofia è il libro 'Positive Nutrition. I pilastri della longevità' (Sperling & Kupfer), firmato da Barry Sears, il biochimico americano padre della dieta Zona, insieme a Benvenuto Cestaro, docente di chimica biologica e biochimica della nutrizione alla Facoltà di medicina dell'università degli Studi di Milano, e Giovanni Scapagnini, professore associato di biochimica clinica nel Dipartimento di medicina e scienze della salute dell'università del Molise di Campobasso. Sono loro i 3 presidenti del summit, definito da Sears "un evento spartiacque per il futuro della medicina". Patrocinata dalla Regione Lombardia, la 2 giorni è organizzata dalla Fondazione Paolo Sorbini per la scienza nell'alimentazione, intitolata alla memoria del farmacista appassionato di nutrizione che fondò Enervit. "Senza le sue intuizioni non saremmo qui", lo ricorda Sears.
La riflessione degli esperti parte da un dato: dagli anni '70 il nostro pacchetto calorico giornaliero è aumentato di circa 300 kcalorie, e parallelamente sovrappeso e obesità tra la popolazione adulta sono schizzati dal 15% al 36%. "Si mangia troppo e male, si vive di più e peggio. Ma una semplice dieta ipocalorica non basta - avvertono gli specialisti - Bisogna intervenite su più fronti": nutrizione positiva, attività fisica quotidiana in dosi giuste, tecniche antistress come lo yoga, la meditazione, la respirazione.
Il messaggio è che bisogna pensare positivo, nella vita ma anche a tavola. E in laboratorio. Postive Nutrition è infatti un concetto mutuato dalla psicologia e poi dalla biologia: "Positive Biology - spiega Scapagnini - significa concentrarsi non tanto o non solo sui malati, ma sui sani". Perché lo sono? Quali sono i loro segreti? Cosa dobbiamo imparare da chi vive a lungo e in salute? E' la visione che ispira gli studi sulle cosiddette 'zone blu', le aree del pianeta con la più alta concentrazione di centenari: l'isola di Okinawa in Giappone, quella di Ikaria in Grecia, la Penisola di Nicoya in Costa Rica, la cittadina californiana di Loma Linda con i suoi Avventisti del Settimo Giorno, i monti sardi dell'Ogliastra e il paesino calabrese di Molochio nel cuore dell'Aspromonte.
Se l'approccio del 'vedere il bicchiere mezzo pieno' viene applicato all'alimentazione, ecco che "la dieta non va pensata come sinonimo di privazione - precisa Scapagnini - Non si tratta soltanto di eliminare gli elementi negativi, bensì anche di aggiungere quelli positivi". I superfood, appunto. Cibi ricchi di acidi grassi omega-3 (Dha ed Epa) e polifenoli come le antocianine dei frutti di bosco, le catechine del tè, gli stilibeni di arachidi e uva (il famoso resveratrolo), la curcumina che colora di giallo il curry. Tradotto in prodotti da mettere nel carrello, vuol dire ad esempio frutta e verdura, alghe, spezie, olio d'oliva, cacao. Ingredienti familiari oppure esotici, come il maqui del Sud del Cile usato dagli indigeni come bevanda energetica e finito nel mirino della scienza per le sue virtù antiossidanti e antinfiammatorie.
Perché il bersaglio da colpire è proprio l'infiammazione silente, "alla base dell'eccesso di peso e di gran parte delle malattie - ricorda Sears, presidente della Inflammation Research Foundation - L'infiammazione è un'arma a doppio taglio": in acuto "ci difende e ci fa guarire, ma se non si rivolve in modo adeguato diventa un'infiammazione a basse intensità", un fuoco sempre accesso che può attaccare gli organi e farci ammalare. "Mantenerla entro una certa 'zona' - dice l'inventore dell'omonima dieta - è uno dei fattori chiave della Positive Nutrition".
Se ormai quasi 4 adulti italiani su 10 sono obesi o sovrappeso, "è perché mangiamo troppe calorie rispetto a quante ne bruciamo", osserva Cestaro. Il monte di Kcal giornaliere che soddisfa il criterio della restrizione calorica, viatico di longevità, è di "circa 1.200 in media per le donne e 1.500 per gli uomini", insegna Sears. Mangiare poco però non basta, bisogna mangiare bene. "Lontano dai pasti - illustra Cestaro - il cervello invia dei messaggeri chimici che non solo inducono la sensazione di fame, ma hanno anche l'effetto di 'aprire' l'intestino, aumentandone la permeabilità" per consentire l'assorbimento di nutrienti. Una volta sazi "poi dovrebbe 'richiudersi', altrimenti vanno in circolo endotossine che finiscono per innescare un'infiammazione silente. Ebbene, una dieta sbagliata può alterare il meccanismo di apertura-chiusura".
L'alimentazione 'doc', dunque, dovrebbe essere "una dieta antinfiammatoria. Meno acidi grassi idrogenati (prodotti da forno, da pasticceria, da fast food, margarina), acidi grassi saturi (carni rosse, latte, burro, formaggi) e acidi grassi omega-6 - elenca lo specialista - e più acidi grassi monoinsaturi (olio di oliva) e polinsaturi omega-3". La formula della dieta Zona è '40-30-30': sul totale calorie, il 40% deve arrivare dai carboidrati (verdure non amidacee e un po' di frutta), il 30% dalle proteine e il 30% dai grassi (un terzo saturi, un terzo monoinsaturi e un terzo polinsauri). "In pratica - esemplifica Cestaro - l'infiammazione silente si combatte mangiando almeno 3-4 porzioni di frutta e verdura fresche al giorno, da suddividere fra 2 pasti principali e 2 spuntini. Diradare il consumo di carne e pesce cotti a lungo e ad alte temperature. E invece delle farine raffinate, scegliere quelle integrali ricche di fibre che sequestrano colesterolo e sali biliari".
I benefici sono garantiti. "Numerosi studi dimostrano come una dieta equilibrata, con una moderata restrizione calorica e una regolare attività fisica, possano prevenire anche il 50% dei casi di diabete di tipo 2", evidenzia Camillo Ricordi, direttore del Diabetes Research Institute and Cell Transplant Center dell'università di Miami e del Centro trapianti cellulari. "Ogni pasto è un 'progetto ormonale' che condiziona direttamente il lavoro degli organi e può agire sul Dna", dice Sara Farnetti, specialista in medicina interna e malattie del metabolismo. E ci vuole 'zona' anche nello sport: "L'esercizio fisico causa un'infiammazione necessaria a riparare i tessuti dal danno muscolare dell'allenamento. Ma se l'infiammazione è eccessiva, si forma tessuto cicatriziale e aumenta il rischio di infortuni. Con la dieta dobbiamo saper compensare l'infiammazione da movimento", conclude Stefano Righetti, cardiologo dell'ospedale San Gerardo di Monza.