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Psicologia

E se il capo è donna? L'uomo si sente minacciato

Ricerca pubblicata sul 'Personality and Social Psychology Bulletin'

E se il capo è donna? L'uomo si sente minacciato
10 luglio 2015 | 18.04
LETTURA: 3 minuti

Il capo porta la gonna? Allora gli uomini si sentono spesso minacciati e arrivano ad agire in modo più assertivo rispetto a quanto fanno nei confronti di superiori di sesso maschile. E' la fotografia scattata da una nuova ricerca pubblicata sul 'Personality and Social Psychology Bulletin'. "Il concetto di mascolinità è sempre più sfuggente in una società dove i ruoli di genere si confondono, con più donne che assumono incarichi dirigenziali o diventano le capofamiglia", spiega Ekaterina Netchaeva dell'Università Bocconi di Milano.

"Anche quegli uomini che si dicono sostenitori della parità di genere possono in realtà interpretare questi progressi come una minaccia alla loro mascolinità, sia consapevolmente, che non". In tre esperimenti, Netchaeva e i suoi colleghi hanno dunque scoperto che gli uomini si sentono più minacciati e in dovere di farsi rispettare quando rispondono a superiori con tacchi alti. In una prima prova, che ha coinvolto 76 studenti universitari (52 maschi, 24 femmine) negli Stati Uniti, ai partecipanti è stato detto che avrebbero negoziato il loro stipendio per un lavoro al computer con un capo uomo o donna. Dopo la trattativa, i partecipanti hanno effettuato uno speciale test visivo per misurare il livello al quale si sentivano minacciati.

Ebbene, i partecipanti maschi che hanno negoziato con una responsabile femminile si sono sentiti più minacciati e hanno insistito per uno stipendio più alto (49.400 dollari in media), rispetto agli uomini che hanno negoziato con un manager uomo (42.870 dollari). Nessuna influenza, invece, per le studentesse, che in generale hanno ottenuto uno stipendio più basso (41.346 media), cosa che - evidenzia Netchaeva - riflette una tendenza comune per cui le donne, nei negoziati, tendono a essere meno aggressive rispetto agli uomini.

In un altro esperimento, 68 studenti universitari di sesso maschile hanno dovuto decidere come dividere un bonus di 10.000 dollari con un membro del loro team o con un responsabile uomo o donna. I partecipanti maschi hanno equamente diviso i soldi con i membri del team maschi o femmine, ma si sono sentiti più minacciati dai supervisori donne e hanno dunque e cercato di tenere più soldi per loro stessi rispetto a quanto successo con un supervisore uomo.

In un ultimo esperimento simile, condotto on line con 370 partecipanti (226 uomini, 144 donne), i partecipanti maschi hanno cercato di mantenere una quota maggiore del bonus di 10 mila dollari se il capo donna era stata descritta come ambiziosa o alla ricerca del potere, mentre le partecipanti donne hanno offerto all'incirca la stessa quantità di bonus alle donne manager, anche se particolarmente proattive o ambiziose.

"Il comportamento auto-assertivo degli uomini verso capi donne - commenta la ricercatrice - potrebbe interrompere le dinamiche di lavoro, soffocare la coesione di squadra e influenzare negativamente le prestazioni del team. In un mondo ideale, si dovrebbe prendere spunto da questi risultati, ma date le forti norme sociali vigenti sulla mascolinità, sarà difficile che gli uomini riconoscano o cambino il loro comportamento. E se non lo faranno, le donne al comando potrebbero volere apparire meno alla ricerca del potere, rinunciando all'ambizione per mantenere rapporti sereni nei luoghi di lavoro", conclude.

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