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Ricerca: luce brillante, pace e vertigini nei racconti di pre-morte

Il team di Sam Parnia indaga sui ricordi di chi si è risvegliato

Ricerca: luce brillante, pace e vertigini nei racconti di pre-morte
02 marzo 2015 | 19.24
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Una sensazione di vertigine, una luce chiarissima e nessun dolore, ma piuttosto una sensazione di pace profondissima. E magari medici o paramedici impegnati nelle manovre di rianimazione. Come in 'Hereafter' di Clint Eastwood, le persone che hanno vissuto un'esperienza di pre-morte e sono tornate a vivere, fanno racconti simili. Come emerge da un maxi-studio condotto su oltre 2 mila persone che hanno subito un arresto cardiaco in 15 ospedali europei e americani, che ha messo in luce la possibilità di una 'finestra' di consapevolezza di alcuni minuti dopo che il cuore ha smesso di battere.

Fra le persone che raccontano di aver avuto esperienze di pre-morte, c'è anche l'ex calciatore del Bolton, Fabrice Muamba, crollato sul campo durante una partita e rimasto clinicamente morto per un considerevole periodo di tempo. Sorprendentemente, il calciatore è sopravvissuto e ha descritto le sue impressioni: da una vertigine 'surreale', alla sensazione di essere nel corpo di un altro, all'assenza di dolore. La più antica descrizione medica di una esperienza di pre-morte risale però al XVIII secolo: protagonista un farmacista francese che aveva perso conoscenza durante un salasso. L'uomo raccontò di aver visto "una luce così pura ed estrema", e la sensazione di lasciare il proprio corpo e di guardarlo dall'esterno.

A indagare in questi anni sul fenomeno è il gruppo di Sam Parnia, specialista in anestesia e rianimazione un tempo alla Southampton University e oggi alla State University di New York. Parnia già 15 anni fa intervistò nell'arco di 12 mesi 63 pazienti al Southampton General Hospital, tutti rianimati dopo un attacco di cuore. Dei 63 pazienti, sette ricordavano dettagli come l'arrivo a un punto di non ritorno, una profonda e assoluta sensazione di pace e, in un caso, la sensazione di 'saltare' una montagna. Insomma, solo una minoranza era in grado di ricordare qualcosa, ma queste memorie erano in genere positive.

Sorprendentemente, i pazienti in grado di ricordare le loro esperienze in realtà erano proprio quelli con i più alti livelli di ossigeno nel sangue. Livelli più alti consentirebbero una migliore funzione cognitiva nel corso delle manovre di rianimazione, e regalerebbero una memoria migliore di questi attimi. Come parte di questo esperimento, alcune schede con scritte e immagini diverse furono appese sul soffitto in tutto l'ospedale: i pazienti avrebbero potuto descrivere ciò che avevano visto per dimostrare la realtà dell'esperienza di premorte. Ma nessuna esperienza extra-corporea si verificò. Così il team ci ha riprovato, e ha da poco pubblicato una nuova ricerca.

Questa volta, riferisce il 'Guardian', due pazienti rianimati hanno ricordato vivide esperienze extracorporee. Uno ha raccontato di aver visto una donna in un angolo della stanza fargli un cenno, e un attimo dopo lui era lì vicino a lei, a guardare il proprio corpo. Inoltre dice di aver sentito una voce che diceva: "Rianima il paziente, rianima il paziente", e poteva vedere un infermiere e un uomo calvo che indossava un camice blu e che descrive come "un tizio bello grosso". L'altro paziente racconta di essere 'volato' "sul soffitto, da dove guardavo verso il basso", e di aver visto un infermiere che gli praticava un massaggio cardiaco mentre un dottore gli metteva "qualcosa in gola".

Purtroppo, nessun paziente questa volta è stato rianimato in aree in cui erano stati posizionati i pannelli. Insomma, manca la prova decisiva per stabilire con certezza la veridicità delle esperienze di pre-morte raccontante da chi si è risvegliato. Ma grazie alle parole di Fabrice Muamba e dei pazienti dell'ospedale Southampton, possiamo farci un'idea di cosa si prova in quei momenti. E i racconti, almeno quelli, sembrano tranquillizzanti.

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