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Lo psicologo: selfie sintomo di narcisismo dilagante, male anche sociale

Lo psicologo: selfie sintomo di narcisismo dilagante, male anche sociale
27 ottobre 2014 | 15.10
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(Adnkronos Salute) - Il selfie, l'autoscatto reso facile da smartphone e tablet, è una tentazione a cui pochi sfuggono e che non sempre è innocua. E' anche infatti un sintomo di narcisismo, 'male' psicologico dilagante, secondo gli esperti, che ha effetti negativi sulle relazioni personali ma è anche un problema sociale, perché "i comportamenti narcisistici degli adulti - avvertono gli specialisti - minano le relazioni fra le persone, danneggiando l'efficienza di aziende e istituzioni".

"Lo schermo dello smartphone è la versione moderna del lago di Narciso, una superfice piatta, senza spessore, in cui ci si specchia. Con il selfie l'immagine viene rinviata su diversi canali e poi torna indietro: resta una continua ricerca della propria immagine", spiega all'Adnkronos Salute Paolo Chiari, segretario scientifico del Centro milanese di psicanalisi, che al tema a dedicato un incontro a Milano, nei giorni scorsi, in occasione dei 100 anni dalla pubblicazione di 'Introduzione al narcisismo' di Freud. Il narcisismo, continua l'esperto, "è la ricerca di un sé grandioso che ha bisogno di essere visto e ammirato, ma che nasconde carenze".

Il selfie, attraverso l'uso dell'immagine, aggiunge Chiari, "testimonia un esserci che non è realmente sentito: insomma una conferma di esistere che viene rimbalzata attraverso dei mezzi, apparentemente di 'comunicazione', ma che in realtà restano in superficie e non permettono di creare vere relazioni". Si tratta di una condizione "molto adolescenziale, comprensibile in questa epoca della vita, in cui è necessario rompere con l'immagine di sé trasmessa dai genitori e in cui si cerca una nuova identità. Il problema è che oggi riguarda molto anche gli adulti. Siamo una società di adolescenti". Con tutti i rischi e i problemi che ne derivano: "Ci sono disastri personali, legati, all'incapacità di costruire relazioni, e sociali perché al narcisista manca la capacità di cooperare, di stare e lavorare insieme. Ha bisogno solo di primeggiare".

Chi è affetto da narcisismo - spiegano gli esperti del Centro milanese di psicanalisi - infligge la sofferenza agli altri (si approfitta del prossimo, non è capace di empatia e affettivamente ha una modalità 'predatoria') e a se stesso, perché è guidato da una valutazione di sé non realistica (si sente 'speciale', unico, eccezionale, sopra ogni norma), da ideali e ambizioni impossibili oppure da vergogna odio e invidia perché non riesce a raggiungere i livelli che ha immaginato.

All'origine delle sofferenze dei pazienti, seguendo la lezione di Freud e la metafora di Narciso, da un lato vi è la continua e cieca ricerca della perfezione, con un'attenzione maniacale della propria immagine sociale, che non lascia spazio per le relazioni stabili e la cura dell'altro. Dall'altro, indicano gli studi sul funzionamento dei gruppi - per esempio nei team di lavoro di aziende e istituzioni - c'è l'impossibilità di costruire relazioni collaborative e un'esasperata rincorsa alla posizione del vincente, che pregiudica sia la realizzazione professionale individuale che l'efficienza e la produttività del collettivo.

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