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Ricerca: scienza 'boccia' cure alternative, calcoli sbagliati

Ricerca: scienza 'boccia' cure alternative, calcoli sbagliati
11 luglio 2014 | 16.26
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(Adnkronos Salute) - 'Bocciate' dalla scienza. "Le medicine complementari non possono definirsi basate sulle evidenze, come invece avviene per la medicina ufficiale". E' la conclusione a cui approdano due scienziati italiani che hanno condotto uno studio pubblicato sulla rivista scientifica 'European Journal of Internal Medicine'.

Da molti anni, spiegano gli autori - Maurizio Pandolfi, già professore ordinario all'università di Lund in Svezia, e Giulia Carreras dell'Istituto per lo studio e la prevenzione oncologica (Ispo) di Firenze - le medicine complementari ('non convenzionali' o alternative), come l'agopuntura e l'omeopatia, provano a dimostrare la loro fondatezza e utilità usando i metodi scientifici e i moderni studi clinici. Ora però, sulla base dei risultati dello studio, gli scienziati gettano un'ombra: queste cure, sottolineano, si dichiarano efficaci e credibili sulla base di un calcolo sbagliato. Le prove cliniche effettuate finora dalle medicine complementari non sarebbero, in sostanza, valide.

L'efficacia delle cure mediche è valutata con procedure standard che mettono a confronto un gruppo di pazienti trattati con la terapia in esame e un gruppo di controllo che non riceve il trattamento o ne riceve uno diverso. La differenza tra i 2 gruppi viene poi analizzata con calcoli statistici per stabilire se è 'significativa', cioè se è davvero rilevante e concreta. Questa significatività è rappresentata dal valore–P: se P è uguale o inferiore a 0.05, vuol dire che la differenza c'è e che una delle due terapie è più valida dell'altra.

Secondo Pandolfi e Carreras, "il problema delle medicine complementari non sta nel modo con cui sono messe alla prova, dato che questi studi clinici sono spesso ben condotti, ma nell'elaborazione statistica dei risultati. Infatti, la statistica comunemente usata nella moderna clinica non è adatta a valutare ipotesi di efficacia come quelle delle medicine complementari, che si discostano da principi scientifici riconosciuti: ad esempio l'omeopatia infrange le leggi della chimica e l'agopuntura presuppone un'improbabile energia vitale".

Queste ipotesi "sono tali da far perdere al valore-P il suo potere reale, assieme alla capacità di provare le differenze tra i gruppi allo studio". Gli autori portano esempi e calcoli matematici "che mostrano la relazione inversa tra credibilità scientifica dell'ipotesi in esame e probabilità di ottenere valori-P realmente significativi". In pratica, meno l'ipotesi di partenza è credibile, più è probabile che il calcolo risulti sbagliato e giustifichi una pratica medica che non ha validità. Ne consegue, aggiungono gli scienziati, "che la significatività statistica fin qui riportata nella letteratura medica a prova dell'efficacia delle medicine complementari risulta indebitamente amplificata e quindi inattendibile: le medicine complementari non possono definirsi basate sulle evidenze".

Lo studio, commenta il direttore scientifico del Policlinico di Milano e redattore capo dell'European Journal of Internal Medicine, Pier Mannuccio Mannucci, "stabilisce che chi pensa di avvalorare le medicine complementari con i metodi della scienza in realtà sta commettendo un grave errore. Queste non potrebbero e non dovrebbero essere proposte come cure complementari, anche se oggi alcune pratiche sono impiegate in ospedali pubblici e insegnate nelle facoltà di medicina". Si rischia, conclude Mannucci, "di distogliere fondi e risorse alla medicina seria e ufficiale, l'unica che sia stata scientificamente validata e che abbia una efficacia dimostrata con i dati".

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