Alla vigilia del paventato ritorno al 'Medioevo' della medicina, in cui secondo molti scienziati la scorta di antibiotici efficaci sarà esaurita, dalla Germania arriva una buona notizia. Un batterio 'buono' presente all'interno del naso produce, infatti, un antibiotico che può uccidere il superbug Staphylococcus aureus, anche nella sua forma meticillino-resistente (Mrsa). Lo rivela su 'Nature' uno studio i cui risultati potrebbero aiutare lo sviluppo di nuove terapie per sconfiggere le infezioni batteriche difficili da trattare.
La maggior parte degli antibiotici è stata isolata da batteri del suolo, ma l'individuazione di nuove sostanze prodotte da questi microrganismi è diventata con il tempo sempre più difficile. Se alcuni team hanno iniziato a setacciare le profondità marine, in Germania gli scienziati hanno pensato di guardarsi allo specchio. Il corpo umano è sede infatti di una immensa varietà di microrganismi noti collettivamente come microbiota, e l'interno del naso non fa eccezione.
Andreas Peschel e i colleghi dell'Università di Tubinga riferiscono così la scoperta di un nuovo antibiotico, che chiamano Lugdunin, e che rappresenta il primo esempio noto di una nuova classe di antibiotici peptidici.
Il Lugdunin è prodotto dal batterio delle narici Staphylococcus lugdunensis e, come dimostrano i ricercatori, può essere usato per trattare le infezioni della pelle da S.aureus nei topi. In particolare gli scienziati mostrano che il Lugdunin ha una potente attività antimicrobica contro un'ampia gamma di batteri Gram-positivi, compresi gli Mrsa, e soprattutto non è incline a indurre resistenza nello S.aureus.
Nel loro lavoro per scovare questa insospettabile fonte di nuove armi contro i microrganismi, i ricercatori hanno anche esaminato tamponi nasali da 187 pazienti ricoverati in ospedale, scoprendo che la colonizzazione da S.aureus era del 5,9% nei soggetti portatori di S. lugdunensis contro il 34,7% di quelli privi di S.lugdunensis.
Questi dati forniscono la prova che, nel naso umano, lo S.lugdunensis sembra aiutare a tenere a bada l'insidioso S.aureus. Dal momento che sono ancora pochi i nuovi antibiotici in fase di sviluppo, questa ricerca potrebbe essere utile per fornire nuove armi contro i superbatteri. Inoltre, evidenzia il valore del microbioma umano come potenziale fonte di nuovi antibiotici.