In Italia i pazienti oncologici devono aspettare 427 giorni (contro i 364 della Francia, i 109 del Regno Unito e gli 80 della Germania) per accedere ai trattamenti innovativi, con preoccupanti differenze regionali. Nel nostro Paese manca la rete della terapia del dolore e le cure domiciliari sono di fatto uscite dai Livelli essenziali di assistenza (Lea). Vengono infatti attivate solo per il 48% dei pazienti al momento delle dimissioni, mentre per il restante 52% provvedono i familiari. E l'accesso a beni e servizi, come i prodotti assicurativi e bancari, è ancora oggi negato a chi ha un passato di malato. La denuncia è contenuta nell'VIII Rapporto sulla condizione assistenziale dei pazienti oncologici, presentato oggi al Senato nel corso della XI Giornata del malato oncologico, organizzata dalla Favo (Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia).
E' forte, inoltre, la rabbia dei pazienti per l'occasione perduta della riforma costituzionale recentemente approvata. Il modello di regionalismo delineato nel nuovo Titolo V della Costituzione continua a non attribuire allo Stato l'esercizio dei poteri sostitutivi, in caso di necessità, a tutela della concreta attuazione dei Lea, denuncia la Favo.
"Il nuovo testo dell'art. 117 della Costituzione - sottolinea Francesco De Lorenzo, presidente Favo - non consente il superamento di quell'intollerabile differenziazione tra aree del Paese nell'accesso alle terapie e all'assistenza sociale. Il ruolo di garanzia dello Stato non può limitarsi alla definizione dei Lea, ma dovrebbe comprendere anche l'uniformità e il controllo della loro erogazione. L'approvazione dell'emendamento con il quale si inserisce la possibilità di devolvere alle Regioni la potestà legislativa generale sulle politiche sociali rappresenta una sconfitta per tutti i malati".
Le differenze a livello regionale stanno peggiorando e toccano molti aspetti. Avere le terapie giuste al momento giusto è l'unica soluzione per rispondere in modo adeguato alla domanda di cure efficaci. Secondo un'indagine Censis-Favo, il 53,8% dei pazienti pensa che la messa a disposizione di terapie innovative personalizzate sia una priorità, il 78,8% ritiene che troppi farmaci per patologie gravi siano a carico dei malati e l'83% che il ticket li penalizzi.
Nel 2015 sono stati stimati 363 mila nuovi casi di tumore. Il costo sociale totale è pari a 36,4 miliardi di euro annui e i costi pro capite per unità, composta da paziente e relativo caregiver (convivente e non convivente), sono pari a 41,2 mila euro annui. Preoccupa inoltre la scarsa attenzione rivolta alle esigenze nutrizionali dei malati. "In una percentuale ben superiore ai due terzi dei pazienti neoplastici - continua Elisabetta Iannelli, segretario Favo - si riscontra una perdita del peso corporeo e il 20-30% muore per gli effetti della malnutrizione. Nonostante questa evidenza, l'attenzione ai problemi della nutrizione rimane ancora insoddisfatta".
Capito farmaci: a oggi sono disponibili ben 132 prodotti antitumorali e negli ultimi 15 anni ne sono stati immessi sul mercato 63. Ma anche i costi di trattamento sono aumentati: il costo giornaliero medio di un farmaco antineoplastico è aumentato da 42 euro nel periodo 1995-1999 a 203,4 euro nel 2010-2014. Il costo medio di una terapia complessiva è passato da 3.853 euro nel 1995-1999 a 44.900 euro nel 2010-2014. La spesa per farmaci oncologici in Italia è passata da circa 1 miliardo nel 2007 a 2 miliardi e 900 milioni nel 2014.
Solo una sostanza su 10 mila supera le prove necessarie per essere approvata; non più di 2 farmaci su 10 consentono di ammortizzare i costi di ricerca e sviluppo, e gli investimenti possono superare 1 miliardo di euro per farmaco. E' ovvio che avere le terapie giuste al momento giusto è l'unica soluzione per rispondere in modo adeguato alla domanda di cure efficaci. Ciò purtroppo non avviene a causa di ritardi dovuti all'iter autorizzativo dell'Aifa e alle Regioni per il loro inserimento nei prontuari regionali.
Secondo dati Censis-Favo, il 53,8% dei pazienti pensa che la messa a disposizione di terapie innovative personalizzate sia una priorità, il 78,8% ritiene che troppi farmaci per patologie gravi siano a carico dei pazienti e l'83% che il ticket penalizzi le persone malate.