Continua ad aumentare, anche grazie al Jobs Act, l'occupazione nel settore farmaceutico: nell'ultimo anno le 5.000 assunzioni - la metà under 30 - hanno superato il numero dei lavoratori in uscita. Un trend di crescita dei livelli occupazionali che si conferma pure nella prima metà del 2015 (+1%), dovuto all'incremento di investimenti in ricerca (10% circa secondo le prime stime) e della produzione (6% rispetto all'1% del totale industria), ancora una volta trainata dall'export (8%, con una punta del 13% per i vaccini). E' quanto emerso oggi in occasione del roadshow 'Innovazione e Produzione di Valore' di Farmindustria, presso lo stabilimento di Gsk Vaccines Italia di Rosia (Siene), dove insieme con Kedrion si è svolto un focus sulle eccellenze farmaceutiche della regione.
Centosettantaquattro fabbriche sul territorio, 63.000 addetti (90% laureati o diplomati), quasi 6.000 ricercatori, 2,5 miliardi di investimenti nel 2014 (1,3 in R&S e 1,2 in produzione). E ancora 29 miliardi di euro di produzione, il 72% destinato all'export. Sono i numeri che fotografano, nel nostro Paese, la realtà delle imprese del farmaco. Che hanno portato l'Italia al secondo posto in Europa, dietro la sola Germania, per valore assoluto della produzione ma al primo per produzione procapite. Un'industria vitale che gioca tra i grandi player globali e conta su un export di assoluto livello di farmaci e vaccini, cresciuto del 50% tra il 2010 e il 2014, rende noto Farmindustria.
Risultati che - rileva l'associazione italiana delle aziende farmaceutiche - fanno ben sperare in vista di un futuro ormai prossimo 'rivoluzionario': i 7.000 farmaci in sviluppo nel mondo avranno un ruolo fondamentale nella cura di diverse patologie. In questo contesto l'Italia potrà acquisire una sempre maggiore importanza nella competizione mondiale. Così come nella ricerca - sempre più biotecnologica, come dimostrano i 303 prodotti biotech in sviluppo - grazie alle sue diffuse eccellenze, competenze e una sinergia sempre maggiore tra imprese, centri di ricerca e università.
E l'importanza delle imprese del farmaco è evidente anche considerando il contributo economico offerto al Paese: 13,7 miliardi versati insieme all'indotto (3,3 mld in investimenti, 6 in stipendi e contributi, 4,4 in imposte) a fronte di una spesa pubblica di 12,5 miliardi. Ecco perché l'industria farmaceutica è un patrimonio che l'Italia non può perdere, avverte Farmindustria.