La ricerca farmaceutica sta dando i frutti sperati e nel giro di pochi anni cure efficaci per malattie a oggi non trattabili saranno disponibili sul mercato. Ma il sistema sanitario italiano potrebbe non essere in grado di sorreggerne il peso, dal punto di vista dell'impegno finanziario necessario a ripagare farmaci più costosi. La spesa potrebbe infatti sfiorare i 30 miliardi di euro fra soli 4 anni. A questo tema I-Com, Istituto per la competitività, dedica il Rapporto 'La grande scommessa dell'innovazione farmaceutica', presentato oggi a Roma.
"Nello studio - commenta Stefano da Empoli, presidente di I-Com - abbiamo rilevato come la spesa sanitaria pubblica si collochi ancora sotto la media europea, nonostante tra il 1990 e il 2014 sia aumentata del 166,8% in termini nominali e del 41,6% in termini reali, con un out-of-pocket, cioè la spesa direttamente a carico dei cittadini, che già oggi è uno dei più elevati nella Ue. Di fronte all'ondata di farmaci innovativi a cui assisteremo nei prossimi anni, la scelta per i protagonisti della filiera della salute è duplice e senza appello: mettere a punto un sistema di governance condiviso, accettando la sfida dell'innovazione, oppure soccombervi rinunciando alla sostenibilità del Ssn o al suo carattere universalistico".
Il rapporto I-Com mette in luce tre possibili scenari, che descrivono in cifre i costi a cui il Ssn potrebbe andare incontro. Tutti i dati sono stati elaborati a partire dai rilievi di spesa farmaceutica 2011/2014 e dalle previsioni di spesa contenute nel Def 2015.
Scenario di base: alle condizioni vigenti, il tasso di crescita della spesa farmaceutica totale passerebbe dal +0,3% del 2015 al +2% del 2019, a 28,8 miliardi di euro. Secondo questa proiezione, nel 2050 si arriverebbe a un valore di 60 miliardi.
Scenario intermedio: ipotizzando per l'Italia un tasso di crescita medio annuo della spesa del 2% (in linea con la stima Ims Health per i primi 5 Paesi Ue), la spesa farmaceutica totale sarebbe pari a 29,4 miliardi di euro nel 2019.
Scenario elevato: ipotizzando per l'Italia un tasso di crescita medio annuo della spesa del 2,2% (in linea con la stima The Economist Intelligence Unit per l'Europa occidentale), la spesa farmaceutica totale salirebbe a 29,7 miliardi nel 2019.
Dalle tre prospettive, quello che emerge è che variazioni di anche pochi decimi di punto percentuale nel tasso di crescita medio annuo ingenerano un impatto dirompente sulla spesa farmaceutica, con un incremento di molte centinaia di milioni di euro. Senza dimenticare che, dal 2020 in poi, il tasso di crescita potrebbe impennarsi ulteriormente, con un vero e proprio 'effetto tsunami' sul Ssn.
"L'innovazione - sottolinea Davide Integlia, direttore Area Innovazione di I-Com - è una leva potente per la riduzione dei costi della sanità nel lungo periodo, ma ogni nuova scoperta rappresenta un costo in più nell'immediato. Un costo che, in termini di aggregato, sembra non essere sostenibile per le finanze del Ssn. E' su questo banco di prova che le istituzioni dovranno cimentarsi, nell'individuare un possibile equilibrio tra le ragioni dell'innovazione e del diritto alle cure e quelle dei vincoli di bilancio. Considerando, ad esempio, nuovi modelli di programmazione pluriennale, evoluzioni del sistema di pricing&reimboursement con formule di rimborso legate all'evidenza di efficacia dei trattamenti innovativi e semplificazioni di misure non sempre coerenti tra loro".
In questo modo, secondo Integlia "si potrebbe far fronte allo shock del fabbisogno di spesa sanitaria che nei prossimi 10 anni sarà prodotto proprio dall'introduzione di nuove possibilità di cura. Su questo terreno si baserà la capacità per le istituzioni di recuperare fiducia e credibilità agli occhi dei cittadini".
I-Com ricorda che nel 2014 la spesa sanitaria ha registrato una incidenza del 6,9% sul Pil, in aumento dello 0,1% sul triennio precedente; la spesa sanitaria out-of-pocket, a carico di famiglie e cittadini, è arrivata a 33 miliardi di euro: sempre più italiani ricorrono al privato per le prestazioni sanitarie, dal momento che il sistema esclude o limita l'erogazione di un numero crescente di cure. La spesa farmaceutica territoriale pubblica è passata da 8.171 milioni del 1990 a 14.237 milioni nel 2014. Proprio questa voce di spesa è stata oggetto, negli anni, di un incisivo processo di controllo e razionalizzazione, anche attraverso l'introduzione dei farmaci generici.
Questa politica ha avuto un impatto diretto sulla spesa farmaceutica privata, in costante aumento: nel 2014 la spesa a carico dei cittadini è stata pari a 8.161 milioni; infine, nel periodo 2000-2014, la spesa per i farmaci cardiovascolari a carico del Ssn è stata di circa 4 miliardi. Questo cluster rappresenta la categoria terapeutica maggiormente prescritta e con volume di spesa più elevato; nel 2014, i farmaci antineoplastici e immunomodulatori hanno raggiunto quota 3.647 milioni a carico delle strutture sanitarie pubbliche; dal 2000 ad oggi, i farmaci per il sistema nervoso centrale hanno registrato il maggiore incremento di spesa (+155%): in termini assoluti è variata dai 547 milioni del 2000 ai 1.396 milioni del 2014.